La triste storia di un 71enne: in attesa di un posto in ospedale, la chiamata arriva due giorni dopo il suo funerale
La triste storia di un 71enne: in attesa di un posto in ospedale, la chiamata arriva due giorni dopo il suo funerale
Fonte : La Voce di Manduria
E’di Manduria il protagonista della tristissima storia che mette ancora una volta in risalto l’inadeguatezza del servizio sanitario pubblico in questa zona e in tutta la regione più in generale. E’ la storia di un uomo di 71 anni che per circa 50 giorni ha atteso che si liberasse un posto letto in un spedale specializzato per la sua malattia ma che è morto prima che la disponibilità arrivasse. La sorte si è poi accanita sulla famiglia che ha ricevuto la tanto attesa chiamata tre giorno dopo l funerali.
Ha atteso, invano, quasi 50 giorni perchè si liberasse un posto nell’ospedale Miulli, in provincia di Bari, ma la disponibilità è arrivata in ritardo, due giorni dopo il suo funerale. È il triste epilogo di un 71enne della provincia di Taranto ricoverato all’ospedale San Giuseppe Moscati di Taranto per una severa patologia respiratoria che doveva essere trattata nel centro specialistico del barese. In queste date, le tragiche tappe che hanno segnato gli ultimi giorni di vita dell’uomo che sino ad una settimana prima del decesso aveva fatto una lunga e serena video telefonata con i parenti che stavano a casa. Già in cura domiciliare per i suoi problemi polmonari, il 22 settembre scorso, d’accordo con il suo medico curante, il 71enne è stato ricoverato nella pneumologia del Moscati. Dopo aver inquadrato la compromissione di alcuni organi, i sanitari dell’ospedale tarantino hanno detto ai familiari che bisognava trasferirlo nel centro specialistico di Acquaviva delle Fonti dove avrebbe trovato le apparecchiature e le cure necessarie per la sua patologia. Purtroppo, però, al Miulli non c’erano post liberi e bisognava aspettare. Così, almeno, i medici tarantini hanno riferito ai famigliari che si sono messi in paziente attesa sperando che da un giorno all’altro arrivasse la telefonata. Il 20 ottobre le sue condizioni sono migliorate tanto da consigliare le dimissioni per l’attesa della chiamata a casa. «Abbiamo chiesto noi di tenerlo ancora sino a quando non si fosse liberato questo benedetto posto e i medici del Moscati hanno cortesemente accettato», spiega il genero che ringrazia i sanitari del presidio tarantino per avere accolto la richiesta. Con la speranza della chiamata e con le valige sempre pronte per il viaggio della speranza, il parente ricorda di aver parlato l’ultima volta con il suocero agli inizi di novembre. «Lo abbiamo visto sereno e sembrava si stesse pian piano riprendendo, non aveva più il casco ma solo dei tubicini per l’ossigeno alle narici, quella è stata l’ultima volta che l’ho visto», racconta l’uomo. Martedì scorso è arrivata una telefonata ai parenti, ma non era quella che attendevano, era il medico del Moscati che annunciata l’inatteso lutto.
«La cosa che ci ha fatto ancora più male – spiega ancora il genero – è stata la telefonata che abbiamo ricevuto dal Miulli sabato scorso, era una signora che finalmente ci annunciava la disponibilità di un posto letto e che ci sollecitava di fare in fretta». Il giorno prima il povero uomo era stato sistemato in un posto dove non esiste fretta e né tempo. «Siamo arrabbiati, cinquanta giorni per un posto letto, e se poteva salvarsi?», si tormentano i parenti che non si danno pace. «Vorremmo in qualche modo che si andasse infondo a questa assurda storia, ma non sappiamo cosa fare, forse qualcosa la potrebbero fare le istituzioni sanitarie e darci un po’ di pace perché forse non abbiamo fatto abbastanza per salvare il nostro parente. Forse avremmo dovuto bussare a qualche porta?», si chiede con angoscia l’uomo che a nome della famiglia ringrazia i medici e tutto il personale dell’ospedale Moscati «che hanno fatto il possibile ed anche l’impossibile per salvare mio suocero», conclude. Nazareno Dinoi