C’era una volta la “Quaremma”… di Nicola Muscogiuri
C’era una volta la “Quaremma”…
di Nicola Muscogiuri
S’appendeva ad ogni crocicchio la misera vecchiarella,
triste e abbandonata come poverella.
A noi ragazzi che per strada si giocava,
come una Befana ci sembrava,
ed un poco anche spaventava.
Di stracci dal nero colore era vestita,
come a indicare una triste dipartita.
Le ingobbite e rinsecchite spalle,
coperte da un misero e corto scialle,
per proteggerla dal freddo invernale,
e dal dispettoso maestrale,
che su quei fili la faceva dondolare.
La testa una pezza pure nera la copriva,
ma qualche filo d’argento ne usciva.
Da piccolo ancora non avevo realizzato,
il profondo e cristiano significato.
Poi ho capito che quell’umile presenza,
ispirava sacrificio e cristiana penitenza.
E quaranta giorni da vivere in sobrietà,
per ritrovare una saggia e vera umanità.
Aveva perso il povero marito Carnevale,
e per tutto quell’infimo male,
si diceva che bisognava digiunare,
e moltissimo il buon Dio pregare.
In una mano aveva il fuso con la lana,
per la dura fatica quotidiana;
nell’altra a volte un frutto del giardino,
per addolcirne l’amaro destino.
Pioggia, vento e gelo la falcidiavano,
ed il poco rimasto a volte lo bruciavano.
Così la penitenza finita si poteva considerare
e la primavera era prossima ad arrivare.
Grida di liberazione al cielo si levavano
e tutti felici a banchetti e festini si preparavano.
Anche la sua anima nel cielo s’involava,
dove finalmente vera pace ne trovava.
A breve tornava la Pasqua di Resurrezione,
ma non più quell’antica e bella tradizione.
Nicola Muscogiuri