Emergenza Covid -Vaccini anti Covid, in Puglia si entra nel vivo solo dopo l’Epifania Gli altri flaconi arrivano il 3 gennaio: l’avvio della campagna slitterà di 7 giorni
Emergenza Covid -Vaccini anti Covid, in Puglia si entra nel vivo solo dopo l’Epifania
Gli altri flaconi arrivano il 3 gennaio: l’avvio della campagna slitterà di 7 giorni
MASSIMILIANO SCAGLIARINI
Fonte : La Gazzetta del Mezzogiorno 27 Dicembre 2020
BARI – Le 505 dosi consegnate ieri sera sono un antipasto a beneficio dello spot per la sanità pubblica concordato a livello continentale. Il carico dei vaccini destinato alla Puglia, almeno per la gran parte, dovrebbe arrivare tra il 3 e il 4 gennaio. E dunque – spiegavano ieri sera fonti dell’assessorato alla Salute – la campagna potrà partire materialmente soltanto dopo l’Epifania.
Andrà così in tutta Italia, perché la consegna delle dosi dipende esclusivamente dalla Pfizer: nessun favoritismo, nessun complotto ai danni del Sud, solo una questione di tipo commerciale. L’assessore alla Salute, l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, si è registrato per il vaccino sul sito predisposto dalla Regione: la scelta – questa sì politica – è stata di non inserirlo nel giorno del «v-day», in cui – al netto di qualche «shot» promozionale nelle Rsa – il grosso della disponibilità di dosi è stato destinato ai medici e agli infermieri che dovranno poi fare i vaccini nel corso del mese di gennaio.
Gli stessi che poi verranno sottoposti al «richiamo» tra tre settimane esatte: la copertura – in base agli studi richiamati nelle «Faq» pubblicate sul sito dell’Aifa – raggiunte il picco dopo una settimana dalla somministrazione della seconda dose.
«Per noi sarà una sorta di prova generale», dice Lopalco che oggi sarà al Policlinico insieme al capo del Dipartimento salute, Vito Montanaro. Non è annunciata invece la presenza del presidente Michele Emiliano, che non ha ancora deciso se partecipare alla «cerimonia» del «v-day».
Lopalco, in quanto medico, verrà come detto chiamato a vaccinarsi a inizio gennaio, probabilmente insieme ad alcuni dei direttori generali delle Asl che sono suoi colleghi. Nella lista non c’è invece Emiliano, che sui vaccini ha mantenuto da sempre un atteggiamento ondivago (tre anni fa radunò i novax in Regione e promise loro il supporto dell’Avvocatura regionale per impugnare la legge Lorenzin che imponeva l’obbligo vaccinale).
Stavolta però, giurano i suoi, non ci sono dubbi: Emiliano è assolutamente favorevole alla vaccinazione e la farà non appena le disposizioni governative prevederanno questa possibilità, fino ad ora riservata soltanto al personale sanitario, agli ospiti delle Rsa e ad alcune funzioni di supporto all’emergenza. Se ne riparla dunque tra qualche mese. Stesso discorso per il capo del dipartimento Salute, Vito Montanaro: non essendo un medico non ha diritto al vaccino.
La Regione ha insomma scelto una strategia ben precisa: i primi a fare il vaccino devono essere i medici in prima linea e, per quanto possibile, le persone anziane più esposte. Se – rispetto alle 94mila dosi previste per la fase uno – ci sarà disponibilità, verranno inclusi anche farmacisti, ostetriche e odontoiatri, più altre categorie collegate ai servizi di emergenza. Sono infatti numerose le istanze arrivate in queste settimane (ad esempio dagli insegnanti, che rivendicano a giusto titolo di poter essere vaccinati) ma i numeri non consentono di poter vaccinare tutti. La copertura integrale della popolazione pugliese (considerando che il vaccino è indicato per le persone con età superiore a 16 anni) richiederebbe infatti oltre 3 milioni di dosi, da moltiplicare per due essendo necessario il richiamo. Numeri enormi, mai raggiunti da nessun tipo di campagna vaccinale. Per questo motivo è molto probabile che i numeri reali siano più bassi. Ma è altrettanto probabile che per determinate categorie di persone (chi non rientra in nessuna fascia di rischio) l’appuntamento con il vaccino sia rinviato, in Puglia come altrove, nei mesi successivi all’estate.
A differenza di quanto avvenuto con le forniture di Dpi, almeno in questa fase le Regioni non hanno alcun tipo di autonomia: le forniture di vaccini sono state negoziate dal governo a livello di Unione Europea. Le consegne dipenderanno dalle disponibilità e dagli accordi stretti a livello centrale. Le quantità saranno invece oggetto di negoziazione tra il commissario Domenico Arcuri e i rappresentanti delle Regioni, ma se ne parlerà nelle prossime settimane quando ci saranno stime più precise delle disponibilità.