La famiglia denuncia: curato per un mal di testa, era aneurisma. Per ben diciassette giorni è stato in bilico tra la vita e la morte, ricoverato nel reparto di Rianimazione a Taranto

La famiglia denuncia: curato per un mal di testa, era aneurisma. Per ben diciassette giorni è stato in bilico tra la vita e la morte, ricoverato nel reparto di Rianimazione a Taranto
Fonte : La Gazzetta del Mezzogiorno

È stato rimandato a casa con un analgesico per curare il mal di testa e la febbre senza accorgersi che si trattava di un aneurisma celebrale trasformata nei giorni successivi in una emorragia che ha portato un 37enne in coma. È quanto sarebbe accaduto a Taranto, nell’ospedale Santissima Annunziata alla fine dell’estate, ma la storia è venuta a galla solo ora che i familiari, rivolgendosi all’avvocato Fabrizio Del Vecchio, hanno deciso di presentare una denuncia per chiedere alla Procura ionica di valutare eventualità responsabilità penali dei medici che hanno avuto in cura l’uomo.
Tutto è cominciato il 19 agosto quando febbricitante e con forte mal di testa e capogiri, il 37enne si è presentato al Pronto Soccorso dove secondo la denuncia dei parenti, sarebbe stato visitato in maniera sommaria e congedato con la prescrizione di somministrazione di un semplice analgesico ed un “holter” per misurare la pressione. Nei giorni successivi però la situazione non è affatto migliorata al punto che il 2 settembre, quando i dolori alla testa continua a essere insopportabili, i familiari hanno chiamato il 118 che ha riportato l’uomo al nosocomio: in questa occasione è stato refertato un aneurisma celebrale che, probabilmente per la diagnosi tardiva, si aggravava in emorragia celebrale che determinava il coma e il suo ricovero nel reparto Rianimazione. Per ben 17 giorni è stato in bilico tra la vita e la morte, ma la sua tempra gli ha permesso di vincere quella battaglia. «Di professione pizzaiolo – hanno scritto i parenti nella denuncia – era sempre stato ragazzo pieno di vita», ma ora deve fare i conti con dei danni che dureranno probabilmente a lungo: fino a pochi giorni fa, infatti, non era nemmeno in grado di camminare e solo negli ultimi giorni sostenendosi alle stampelle è riuscito a rimettersi in piedi. La sua vita, però, non sarà più la stessa: i genitori hanno infatti evidenziato che non potrà più lavorare avendo «gravi difficoltà deambulatorie e cognitive».
Ora quindi la vicenda è nelle mani della Procura che dovrà acquisire le cartelle cliniche e poi, evidentemente dovrà nominare un consulente che possa leggere le carte e decidere se vi sia stata o meno una responsabilità dei medici nell’epilogo della vicenda.