RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO- GLI INVISIBILI A CURA DI MONS LUCIO RENNA
GLI INVISIBILI – a cura di Mons. Lucio Renna
Nessuno si sente ed è più solo di un uomo o una donna divenuti invisibili. Nell’epoca in cui trionfa il protagonismo (per lo più una bolla di aria fritta), in cui l’apparire ha ormai preso il sopravvento sull’essere; il fare chiasso pseudoculturale sul sonoro silenzio; l’agitarsi scomposto e scostumato, sull’agire pacato, educato e fecondo; in quest’epoca liquida, livida e avvelenata, l’invisibile è quella persona, derisa e offesa dalla sorte, della quale nessuno si accorge, anche se eventualmente le si passa accanto e la si urta col gomito: non la si vedeva, era un nulla, era e resta invisibile.
È, invece, in auge il guadagnare ad ogni costo la ribalta, non solo mediatica ma anche nel proprio ambiente. Sentirsi centro, punto di riferimento; bearsi dell’altrui attenzione e considerazione, poco importa se guadagnata svendendo la propria identità più vera, sacra, inviolabile. Ma quest’identità non è affatto considerata da chi è ammalato di protagonismo.Costui mette fuori o il peggio di sé stesso o una falsa apparenza di stupido e balordo perbenismo. Importante è, per lui/lei, che gli altri si accorgano del suo esserci. È, nell’immediata e confusa collettività, divenuta esigenza urgente e cogente per “il protagonista” di guadagnare il trono della considerazione e ammirazione altrui, non importa se guadagnate illecitamente. Chi pensa e agisce in questo modo, è un presenzialista; e se ne straimporta, in fondo, degli altri (a meno che non siano utili idioti di turno); e tanto meno degli scartati della società, gli invisibili appunto.
Scorrevano, tempo fa, nei media le scene di un pantagruelico e scintillante banchetto: i potenti della terra si erano dato appuntamento con un preciso odg (quanti odg fasulli per incontri inutili anche se internazionali!). La location meravigliosa e sfavillante di luci anche a giorno pieno, ricco di chiarezza solare; era ulteriormente arricchita da arazzi di pregio, quadri di inestimabile valore, lampadari e bicchieri di cristallo, piatti di fine porcellana rifiniti in oro zecchino; tavolo lunghissimo e finemente addobbato di pizzi e merletti dal valore stratosferico; menù raffinato e squisito, raccontato da chefs di chiara fama con dovizia di particolari. L’evento guadagnava, per diversi giorni, le ribalte televisive. Un banchetto internazionale! Nelle strade attigue all’augusto palazzo, dei clochards rovistavano nei cassonetti, nella speranza di trovare qualcosa di commestibile. Mi nasceva nella mente un pensiero: esistono liturgie da palazzo e liturgie da grotte sgangherate, ancora e purtroppo! Dei clochards nessuno si accorgeva, appunto perché invisibili; cioè umani senza credito, salassati dai debiti, girovaghi senza fissa dimora; senza niente. Alla mente si affacciava la scena evangelica del ricco epulone (di cui viene taciuto il nome) e di quel poveraccio di Lazzaro (invisibile per i potenti, ma non per i cani e per JHW) che bramava le briciole che cadevano dal tavolo del banchetto, ma nessuno gliele dava. Episodio, questo, che richiama altra scena: quella del giorno-dopo del lussuoso banchetto internazionale, quando nei cassonetti di strade un nugolo di invisibili si precipitano, sgomitano, litigano, fanno a botte per appropriarsi di qualche boccone succulento del giorno prima. Qualcuno potrà accusarmi di demagogia: lo capisco! Vi assicuro, però, che è semplicemente, il mio, un grido di giustizia distributiva più equa.
Se ci si ferma a riflettere con onestà di mente e di cuore, come non condividere la sofferenza di Papa Francesco e le sue tante iniziative per dare visibilità (e tutto quello che essa comporta) agli invisibili? Sia però ben chiaro che l’invisibilità non riguarda solo il banchetto citato a mo’ di esempio; ma tutte le dimensioni esistenziali del crescente, interminabile esercito di barboni, poveracci a 360°. Forse la porta della casa accanto alla nostra nasconde la storia aspra e crudele di “invisibili dignitosi”, che, per quello che è diventato il loro “modus vivendi”, si vergognano anche di varcare la propria soglia. La Fallaci, se non erro, si domandava “se questo è un uomo”; parafrasando: “se questa è vita!”.
Abbiamo varcato la soglia del 2022: anno nuovo che, però, continua a camminare sui vecchi binari di una società malata? Già il passaggio (31.12.2021) è stato uno schiaffo pesante dato agli invisibili con l’esagerato scempio di botti, di luci-led, di fuochi artificiali, di assembramenti (non erano proibiti?). Si celebrava una liturgia laico-pagana… in onore di chi? In attesa di che? Bah! E tutta l’affannosa e stomachevole festosità veniva diffusa su tutta la terra dalle varie reti televisive, mentre nei bassifondi dell’umanità si languiva, si moriva… e nessuno, o quasi, ci faceva caso! Ricordo un canto antico: “Balocchi e profumi” dove si parla di una bambina divenuta invisibile per la sua stessa madre intenta a curare la sua avvenenza e intrattenersi con gli amanti;madre che si ricordò di avere una figliaquando costei, ormai esangue, stava agonizzando. Speriamo che la collettività si accorga degli “invisibili” prima che sia già troppo tardi!
+ Lucio M. Renna
Vescovo Carmelitano