Brindisi, compì atti sessuali su un chierichetto, 8 anni a ex parroco
Brindisi, compì atti sessuali su un chierichetto, 8 anni a ex parroco
Fonte :La Gazzetta del Mezzogiorno
Condanna definitiva, da scontare in carcere, per l’ex parroco del quartiere Bozzano di Brindisi, Francesco Caramia: 8 anni di reclusione per atti sessuali su un minorenne, un chierichetto che nel 2007 aveva 9 anni e frequentava la chiesa San Giustino de Jacobis, e che nel 2016 venne ascoltato in forma protetta, con la formula dell’incidente probatorio
La Cassazione, il 7 giugno scorso, ha respinto il ricorso presentato dai difensori di Caramia, gli avvocati Rosanna Saracino e Giancarlo Camassa, mettendo la parola fine alla vicenda giudiziaria iniziata dalla denuncia presentata dal pediatra del bambino, in seguito al colloquio con la madre del minore, dopo aver intuito il disagio del figlio da un’amica. I penalisti puntavano a un annullamento con rinvio, in modo da tornare in appello per un nuovo processo nei confronti del 48enne originario di Mesagne che, nei mesi scorsi, ha lasciato l’ordine sacerdotale. I difensori nei motivi d’appello avevano sottolineato la necessità di ascoltare la persona offesa, a fronte della professione di innocenza che Caramia rivendicò sin dal giorno dell’arresto, avvenuto il 15 giugno 2016 per il pericolo di reiterazione del reato.
Il minorenne, nel frattempo diventato maggiorenne, è rappresentato in giudizio come parte civile dall’avvocato Carmela Roma.
L’impianto accusatorio del pubblico ministero Milto Stefano De Nozza non è mai stato scalfito: la contestazione è stata mossa con riferimento al periodo compreso tra il 2007 e il 2008 e, stando a quanto di legge nel capo d’imputazione, gli atti sessuali sarebbero avvenuti nei locali della sacrestia della parrocchia San Giustino de’ Jacobis. Il minorenne quando venne ascoltato con la formula dell’incidente probatorio aveva 15 anni: venne ritenuto attendibile dopo la perizia disposta dal gip che portò al riconoscimento di una capacità cognitiva media «adeguata alla sua età». Il minore, inoltre, «non» risultò «suggestionabile, resistendo all’insidia delle domande e al rischio di adesione all’autorevolezza dell’intervistatore».
Stando al racconto del ragazzo, cristallizzato il 16 febbraio 2016, alcune volte sarebbe riuscito a sottrarsi, mentre altre no perché sarebbe stato costretto con minaccia. Tra le ripercussioni riferite, anche la perdita del posto di lavoro del padre. Caramia, il giorno dopo l’arresto in carcere, eseguito dai carabinieri su ordinanza di custodia cautelare, affrontò il fuoco di fila delle domande del gip Maurizio Saso: ammise di conoscere il ragazzino e negò con fermezza di aver mai fatto qualcosa di male a nessuno. La comunità parrocchiale scrisse messaggi di vicinanza al sacerdote sulla pagina Facebook del prete, così come avvenne in occasione delle perquisizioni che portarono a conoscenza dell’esistenza delle indagini a carico di don Francesco Caramia per il quale ora è arrivata la pronuncia della Cassazione. Definitiva.