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“Carovigno, eletto sindaco grazie all’appoggio elettorale delle consorterie mafiose”

“Carovigno, eletto sindaco grazie all’appoggio elettorale delle consorterie mafiose”
Dopo lo scioglimento per infiltrazioni della criminalità organizzata in Comune la relazione prefettizia e quella del ministro degli Interni
Fonte : brindisireport.it
CAROVIGNO – Esponenti dell’Amministrazione comunale di Carovigno avrebbero ricevuto un sostegno indicibile. Voti sporchi, delle consorterie mafiose del luogo per l’ex sindaco Massimo Lanzilotti, accordi sottobanco, do ut des. Insieme alla nomina della commissione straordinaria in Comune, arriva il sunto degli ultimi anni a Carovigno, a firma del ministro degli Interni Luciana Lamorgese. Parole chiare per fatti opachi: “L’intesa ha sancito l’appoggio elettorale delle locali consorterie mafiose, le quali hanno fatto confluire sulle liste elettorali collegate al sopra menzionato primo cittadino i voti da loro direttamente controllati, nonché quelli ottenuti attraverso atti di intimidazione, minacce e violenze, o con il pagamento di un corrispettivo in denaro”. E poi ci sono le circa 40 pagine della relazione prefettizia, dopo l’accesso ispettivo presso il Comune. Ma cos’è successo, precisamente, a Carovigno?
Elezioni del 10 giugno 2018: Massimo Lanzilotti è il nuovo sindaco di Carovigno. Non c’è bisogno di ballottaggio, per soli dieci voti. Ma la campagna elettorale non sarebbe stata “pulita”. Andrea Saponaro non ha neanche 50 anni: avrebbe, con le buone e con le cattive, procacciato voti con l’obiettivo di far vincere proprio Massimo Lanzilotti. Nella relazione prefettizia viene specificato che questo tipo di apporto è determinante per la vittoria di Lanzilotti, dopo una campagna elettorale “condizionata da alcuni fatti di cronaca riferiti a diversi attentati incendiari”. Passano due anni, è l’8 giugno 2020: i carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Brindisi concludono l’operazione “Reset”: è un terremoto per Carovigno. Andrea Saponaro va ai domiciliari. Oltre a Saponaro, altre otto persone, tutte indagate a piede libero, sono coinvolte nell’inchiesta coordinata fra il dicembre 2017 e l’estate 2018 dalla Dda di Lecce. Si tratta di: Massimo Lanzillotti, sindaco di Carovigno, Francesco Leoci, presidente del consiglio comunale di Carovigno, Elio Lanzillotti, ex presidente del consorzio di gestione della riserva di Torre Guaceto, Giovanni Saponaro, Cosimo Saponaro, Daniele Luperti, Vincenzo Iaia, Franco Iaia.
Che è successo in due anni lo ricostruisce la relazione prefettizia, riassunta a sua volta nell’allegato a firma Lamorgese. Carovigno e il Brindisino tutto non sono territori vergini per la criminalità organizzata, anzi, c’è la Sacra Corona. Il clan dei mesagnesi allunga i tentacoli su varie città della provincia, tra le quali proprio Carovigno. Si arriva al passato prossimo, le elezioni hanno sancito la vittoria di Lanzilotti. Determinante sarebbe stato il supporto di Andrea Saponaro. Il prefetto di Brindisi precisa nella relazione che esiste una contropartita per quel supporto, ovvero un nuovo e più favorevole orientamento dell’Amministrazione comunale verso gli interessi delle imprese controllate dalla criminalità organizzata. Obiettivo: mettere le mani su tutto ciò che gira intorno alla riserva naturale di Torre Guaceto. Traduzione: le consorterie criminali vogliono mettere le mani sulle aree di parcheggio e sulla gestione dei servizi di trasporto turisti che visitano il sito naturalistico o che affollano le vicine località balneare nel periodo estivo. Un business non indifferente.
A Carovigno c’è stata una commissione ispettiva, proprio in seguito al terremoto politico-criminale generato dall’indagine “Reset”. La commissione ispettiva ha accertato contatti diretti tra “soggetti controindicati” e il sindaco Lanzilotti, “nonché l’impegno preso da quest’ultimo per superare eventuali impedimenti di carattere amministrativo conseguenti a una Scia presentata agli uffici comunali mirante all’apertura di un’area di sosta a cielo aperto situata nella riserva naturale; di fatto, in tale procedimento, l’ex sindaco ha consentito la prosecuzione di una attività abusiva e illegittima come acclarato anche in sede di giudizio amministrativo”, si legge nel sunto del ministro. Non solo, sempre l’ex sindaco si sarebbe adoperato “per tutelare gli interessi particolari della cosca mafiosa diretti al controllo e allo sfruttamento delle attività turistiche di quella località”. A Torre Guaceto ci sono le nomine e Lanzilotti si sarebbe attivato per nominare membri di fiducia nel cda del consorzio di gestione di Torre Guaceto. La commissione d’acceso ha rilevato che nell’estate 2019, subito dopo le nomine, l’autorizzazione al trasporto con trenino è stata rilasciata a una società riconducibile a un soggetto legato a un locale clan mafioso.
Il commento nel sunto del ministro è inequivocabile: “Come evidenziato sempre nella relazione prefettizia, l’ex sindaco di Carovigno ha posto in essere una serie di iniziative tutte tese a sviare l’azione amministrativa dal perseguimento del pubblico interesse, facendo emergere dal complessivo sviluppo della vicenda riguardante la località di Torre Guaceto riscontri oggettivi sulla permeabilità e sul condizionamento dell’Amministrazione comunale di Carovigno e del suo apparato burocratico da parte delle organizzazioni mafiose presenti sul territorio”. La relazione del prefetto mostra come l’attività amministrativa deragli dai binari che portano al bene pubblico, indirizzandosi su di una strada che porterebbe a favorire interessi illeciti e indicibili. Infatti si parla di “svilimento” e di “perdità di credibilità” dell’Istituzione locale. Il compito di restituirle credibilità spetta ora alla commissione straordinaria, nominata ieri, sabato 10 aprile 2021.

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