COMMEMORAZIONE DEI CADUTI IN GUERRA COMMEMORAZIONE DEI CADUTI IN GUERRA – 4 novembre 2020 – A cura di Mons. Lucio M. Renna
COMMEMORAZIONE DEI CADUTI IN GUERRA
4 novembre 2020
A cura di Mons. Lucio M. Renna
Siamo riuniti oggi per l’annuale commemorazione dei caduti in guerra. Il loro ricordo è sempre vivo nel cuore e nell’affetto, non solo dei loro parenti, ma di tutti noi. Ricordo che si trasforma in preghiere e celebrazioni in loro suffragio ma soprattutto in monito di vita e anelito di pace.
Cogliendo i sentimenti dei presenti, rivolgo un messaggio di pace, riflettendo ad alta voce su come la storia, pur ripetendosi, non insegni poi molto. L’odierna doverosa e, al tempo stesso, fraterna commemorazione, di tanti giovani e meno giovani torresi uccisi sul campo di battaglia per difendere la nostra Italia o per motivi noti solo dai prepotenti nazionali di turno, riesce, comunque, a diventare monito comportamentale.
Renderemmo davvero onore e merito a questi nostri fratelli se fossero seriamente promosse, dai responsabili nazionali e internazionali, iniziative di pacificazione. Purtroppo non è così. Ricordo che, alunno, i miei insegnati di storia ripetevano una frase che mi è rimasta impressa, se non ad litteram, almeno nel suo contenuto: mentre a Roma si cercano affannosamente accordi e si discute, Saguntum viene distrutta. Anche oggi, mentre si fa un gran discutere a livelli così detti alti, in tante parti del mondo continuano a morire numerosissime vittime innocenti.
Assistiamo infatti, a scadenze sempre più ravvicinate, a stragi di inermi in ogni latitudine e longitudine. Non possiamo, oggi, ignorare l’episodio drammatico e inquietante accaduto qualche giorno fa a Nizza: nella Cattedrale Notre Dame da mano omicida di radice islamica sono state stroncate delle vite umane al grido “Allah Acbar”. Le vittime avevano la sola colpa di trovarsi in un luogo sacro per le loro devozioni. Quanto è assurda la crudeltà, figlia di radicalismo religioso. Quanto è assurda la morte di coloro vengono uccisi perché di fede diversa da quella degli omicidi radicalisti.
Intanto ci sdegniamo, ci commuoviamo e ci sentiamo in dovere, come è giusto e sacrosanto, di commemorare ufficialmente e di celebrare S. Messe di suffragio dei nostri amati caduti in guerra. Commemorazione, la nostra, meno di dovere e più di ammirazione, di stima e di affetto verso tutti coloro che, pur non conoscendo i veri e profondi motivi bellici, sacrificavano se stessi per il la difesa della Nazione, realtà non astratta ma significativa di milione di bambini, giovani adulti anziani.
La guerra… che cos’è la la guerra…perché la guerra… chi promuove o dichiara guerre? Domande inquietanti che rimangono senza risposta. Siamo comunque convinti che tutta l’ umanità debba sentirsi unita contro ogni forma di violenza. Papa Francesco ci ha donato il 3 ottobre u.s. la lettera enciclica “FRATELLI TUTTI”
Egli dice a riguardo:“Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato.. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male. Non fermiamoci su discussioni teoriche, prendiamo contatto con le ferite. tocchiamo la carne di chi subisce i danni. Rivolgiamo lo sguardo a tanti civili massacrati come danni collaterali. Domandiamo alle vittime. Prestiamo attenzione ai profughi, a quanti hanno subito le radiazioni atomiche o gli attacchi chimici, alle donne che hanno perso i figli, ai bambini mutilati o privati della loro infanzia, Consideriamo la verità di queste vittime della violenza, guardiamo la realtà coi loro occhi e ascoltiamo i loro racconti col cuore aperto. Così potremo riconoscere l’abisso del male della guerra e non ci turberà il fatto che ci trattino come ingenui perché scegliamo la pace”(FT, 261).
Basta col sangue innocente! Noi cristiani siamo seguaci di Colui che ha pagato personalmente, con la sua morte e il suo sangue versato sulla croce, per fare di tutte le genti del mondo un’unica grande famiglia. Ora domandiamo ai potenti della terra: non è proprio possibile costruire un’era di pace?
Quante volte ancora dovremo commemorare le vittime innocenti? Ogni guerra è condanna a morte di una moltitudine immensa di incolpevoli. Vogliamo,con tutto il cuore, essere spiritualmente vicini al dolore delle famiglie colpite dalla perdita dei loro cari, e assicurarle della nostra comune preghiera di suffragio: i caduti in guerra e tutte le vittime di violenza resteranno imperiture nel nostro ricordo e fraterno affetto. Dobbiamo sentirci uniti nel fare un appello a coloro che hanno qualche potere, perché lo usino con coraggio per favorire concretamente la pace.
Mi si consenta di aggiungere una riflessione conclusiva squisitamente cristiana. La fede nella vita eterna trasfigura nascostamente la vita. Non toglie nulla alla sua durezza: Cristo stesso muore, e non in una piacevole rassegnazione, ma attraverso il fuoco dell’agonia. In un certo senso è vero che con la morte tutto finisce; perché la morte non è un’illusione. Il cristiano davanti al cadavere di colui o colei che ama, ha un corpo esanime o, come nel caso della nostra commemorazione, solo dei resti mortali (o neanche questi); e prova come tutte le creature umane sbigottimento… La fede non toglie nulla.
Tuttavia, ciò che spera, ciò che conosce solo nelle caparre dello spirito, fa sì che la morte stessa sia per il credente una nascita: tutto conduce, non alla morte (the end) ma alla vita che, in Cristo primogenito dei morti e risorti, continua nell’eternità.
E’ dunque falso affermare che la religione ci aliena in un sogno utopistico. Finché viviamo in “questo tempo di prova e di fedeltà”(Ap.2,10) ci invita a preparare attivamente il nostro destino futuro incarnando la vita divina nella carità fraterna, nella pace. Ma ci rivela che, nella nostra unione a Gesù Cristo morto e risorto, noi ci poniamo già al di là della morte…vera passerella tesa tra il tempo della terra e l’eternità del cielo. Concludo: non esiste una data per ricordare coloro che non ci sono, perché sono sempre nei nostri cuori.
+ Lucio M. Renna
Vescovo carmelitano