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Riceviamo e pubblichiamo : ” cammina cammina: la parabola della vita”- a cura di Mons. Lucio Renna

…e cammina cammina:
la parabola della vita

L’esistenza umana è un cammino continuo, al seguito di una stella cometa (cioè aspirazioni, scopo, finalità, sogno, ecc. ecc.). il cammino inizia con un vagito e si conclude con un rantolo. Se si vuole un’immagine indicativa, si può guardare all’arco con cui si scagliano le frecce (vari tentativi esistenziali): esso, l’arco, si inarca, cioè crea un semicerchio da un punto iniziale legato alla corda e, tondeggiando, ha un punto centrale, il più alto, che, con movenza simile a quella di partenza, ma sostanzialmente più fragile, ritorna al punto finale che azzera l’arcuarsi dello strumento. Icona dell’esistenza creaturale; icona palpitante di vita, di magia e di mistero negli eventi del Natale, con l’episodio degli astronomi, scienziati,Magi, che, al seguito di una stella cometa, si danno appuntamento in un luogo, non indicato dai vangeli canonici, per incontrarsi e prepararsi ad affrontare, uniti, l’ultimo tratto di cammino che li condurrà al Neonato Re del cielo, circa 12 giorni dopo la nascita di Costui nella grotta di Betlemme.
Cerchiamo di non essere frettolosi nel contemplare l’icona evangelica dei Magi: tentiamo, invece, di saper qualcosa, a nostro proficuo insegnamento, sul prima e sul dopo del loro incontro con Cristo. Anzitutto che sono e quanti sono. I vangeli parlano di tre Magi; nell’antica convinzione erano quattro. A risolvere la questione, è la stessa vicenda come conosciuta o, forse, come immaginata.
I tre sono Baldassarre, Melchiorre e Gasparre. La tradizione li dichiara Re: Baldassarre d’Arabia, Melchiorre di Persia e Gasparre d’India. Ma erano davvero dei Re? La risposta non interessa, se non agli studiosi; noi ci accontentiamo di sapere che erano degli astronomi, scrutatori e studiosi delle stelle. Già in questo c’è un bel messaggio per noi: guardare in alto, verso il cielo, e non impantanarci nel fango, respirare solo polvere dei sentieri terrestri, non lasciarci incatenare dal piccolo orizzonte… ma spaziare, e anche, perchè non, sognare nell’immensità. Con ciò non intendo affatto asserire chedobbiamo ignorare e, ancor meno, disprezzare la terrestrità: la terra è nostra madre; da essa dipendiamo; su di essa viviamo e camminiamo: essa va rispettata, amata, come ci ha raccomandato Papa Francesco nella Lettera Enciclica “Laudato sì”; tuttavia essa non può costringere le nostre potenzialità e incatenarci all’”hic et nunc”. S. Teresa di Lisieux, monaca carmelitana e Dottore della Chiesa, confidava a suo padre Luigi, santo anche lui: “Il mio nome è scritto nel cielo”. I Magi, con lo sguardo degli occhi e del cuore, scrutavano il corso delle stelle. Si può dire che le conoscessero una ad una e realizzassero rapporti confidenziali con esse. Secondo gli esperti, Baldassarre era un giovane africano, Gasparre un uomo orientale di mezza età e Melchiorre, il più anziano, aveva dei tratti europei.
Tutti e tre scoprirono contemporaneamente una stella particolare che nelle loro contemplazioni notturne non avevano mai vista; perciò ne rimasero affascinati e, chissà come, si consultarono e decisero di seguirla, perché quella stella dalla coda luminosa era, come si dice oggi, “in progress”, voleva camminare, quasi per rispettare un appuntamento con Qualcuno o qualcosa di eccezionale. Partendo dai loro paesi, avevano deciso, sempre chissà come, di incontrarsi in un luogo determinato da loro conosciuto, per poi continuare insieme a seguire la stella che, anche per loro, era diretta verso un mistero straordinario. Avevano, i tre, sentito, dagli antichi aruspici e vaticini, parlare di un “Qualcuno” veramente straordinario; e si convinsero che la stella li avrebbe portati da Lui. La stella, quasi soavemente, scivolava nel cielo; e i tre si misero in cammino dal punto d’incontro stabilito e, da qui insieme si avventurarono verso il Personaggio misterioso.
Non sapendo bene chi fosse, si accordarono a non presentarsi a mani vuote e decisero di portare dei doni: Melchiorre portò dell’oro (segno di regalità), Gasparre dell’incenso (simbolo della divinità), e Baldassarre, la mirra, da cui trarre unguento profumato (indicativo dell’umanità… deposto dalla croce, Cristo sarà lavato e cosperso di unguento, quindi sepolto in un sepolcro nuovo).
I tre, uniti dal medesimo e profondo sentimento e dalla stessa lodevole intenzione, ripresero ad avanzare. Cammino non facile, il loro, come ogni altro cammino umano. Ricordiamo, ad esempio, il loro incontro ambiguo con Erode, a Gerusalemme; e tutto quello che successe poi: l’uccisione di tutti i bambini di età inferiore ai due anni. L’empio Erode voleva raggiungere “il neonato Re”; ma non riuscì, se non a insanguinare strade e case di Gerusalemme e dintorni. I “grandi” della terra spesso combinano guai, con la loro sete di potere, di possesso, di gloria umana e di roba del genere non meglio qualificabile. Basta guardare a quanto si verifica sotto i nostri occhi: in varie parti del mondo “i grandi e potenti di turno” commettono violenze, soprusi e ogni genere di abusi contro il popolo inerme, colpevole solo di esistere e/o forse di avere idee diverse da loro. Costoro dimostrano di non aver più cervello, avendolo immerso nell’acido dissolutore delle loro ambizioni; e non si fanno scrupolo di massacrare e violentare, in vari modi, tutti e tutte coloro che incontrano sulla loro strada. Non so se ricordo bene il titolo di un film di alcuni anni fa: “Il silenzio degli innocenti”. Mi pare che il protagonista si chiamasse “Hannibal”, aggettivato come “Cannibal”. La mamma degli Erode è sempre e dappertutto “incinta”. Come fanno costoro a vivere, con sulla coscienza tante vittime innocenti? Ma ritorniamo a riflettere sul cammino dei Magi che realizzarono l’incontro col Neonato divino e umano Gesù e, inginocchiatisi, Lo adorarono. Avvertiti dall’angelo, ritornarono alle loro case o palazzi, senza passare da Erode. La Chiesa, da sempre, parla dei “Santi Magi” e li vede come modelli di coloro che vogliono incontrarsi con Cristo, vero Dio e vero uomo. Incontro, questo, che dà una svolta salvifica all’esistenza dei ricercatori veri e seri del Signore.
Accennavo prima a un quarto Magio, del quale parla la leggenda e non il vangelo. Lo chiamano Artaban, anche lui originario della Persia e astronomo. Purtroppo, quando giunse al punto fissato per l’incontro, era in grande ritardo e gli altri tre se ne erano già andati via. Allora decise di continuare dasolo la ricerca. Costui portava in dono, secondo il convenuto con gli altri, tre perle (o zaffiri o rubini?). la sua intenzione era di omaggiare il Neonato regale. Senonchè, lungo il cammino, s’imbattè in un vecchio moribondo, povero in canna, che non aveva alcuna possibilità economica per farsi curare. Artaban gli diede una perla. Di seguito, venne a sapere di una donna resa schiava e che non aveva denaro per il suo riscatto; e Artaban le dette, allo scopo, un’altra perla. La terza perla, la dette a un bambino, che stava per essere ucciso da un soldato di Erode. Con essa il bambino, riuscì a salvarsi. Anche senza alcun dono, Artaban volle continuare il cammino di ricerca del Personaggio indicato dalla stella cometa. Il suo peregrinare durò 33 anni, fin quando giunse a Gerusalemme e venne a trovarsi in una massa di persone agitate. Domandò aqualcuno il motivo di tanta agitazione e gli fu detto che sul Golgota stavano crocifiggendo un certo Gesù di Nazaret, perché si era dichiarato figlio di Dio re d’Israele. Col residuo di forze, Artaban salì sul Golgota e venne a trovarsi dinanzi al condannato. Tra i due si aprì un dialogo perché il crocifisso ringraziòArtaban per averlo aiutato nella malattia, nella schiavitù e nel rischio di morire ucciso. “Quando mai ho fatto questo, se è la prima volta che ti incontro?”. L’agonizzante Gesù chiarì che il vecchio morente, la donna schiava, il bambino in pericolo, aiutati dalle sue perle, erano Lui. Allora Artaban capì di aver finalmente trovato Colui che ricercava da 33 anni; e, inginocchiatosi, lo adorò come avevano fatto i suoi tre colleghi astronomi. Quella di Artaban è, quasi certamente, una pia leggenda, che richiama il cap. 25 del Vangelo di Matteo.
L’avventuroso cammino dei Magi, però, è attestato dal Vangelo e non c’è motivo di dubitarne. Possiamo accettarlo anche come un chiaro messaggio natalizio. La stella cometa probabilmente fu un vero fenomeno astronomico: una congiunzione di pianeti, una costellazione molto luminosa o la cometa di Halley.
I personaggi indicano l’umanità di ieri, di oggi e di sempre, che va alla ricerca di qualcosa o di Qualcuno ininterrottamente. Del resto, la vita è un cammino continuo; noi camminiamo anche stando seduti o dormendo. Alzandoci dalla sedia o dal letto ci rendiamo conto di aver comunque camminato per minuti o per ore…. Ogni cammino umano è un’avventura a volte gioiosa, altre voltepaurosa. Sulla strada delle nostre storie itineranti incontriamo Erode (molti “grandi” della terra) con le sue vittime: gli anziani abbandonati, le donne ferite e abusate, i bambini uccisi (alcuni quando sono ancora nel grembo materno). Ci incontriamo anche nei Magi, cioè le persone buone, capaci di donare pace, consiglio, serenità. Il cantiere della storia è come un immenso villaggio globale che, nell’intenzione di Dio, avrebbe dovuto essere oasi di vita buona per tutte le creature; ma, purtroppo “i grandi” della terra (che poi sono mostriciattoli piccoli e velenosi) hanno trasformato in un immenso “megastore” dove vige la legge della finanza, celebrata ad ogni costo, per il benessere di pochi e l’indigenza di tutti gli altri. Una legge inventatadagli uomini egoisti, rapaci, vendicativi che, pur di ottenere i loro scopi, passano tranquilli sui cadaveri di milioni di umani, senza provare il minimo pentimento. A tale riguardo, diamo uno sguardo al panorama mondiale… e rimaniamo sconvolti per fatti e misfatti che allignano ovunque e non solo in Ucraina-Russia.
Come i Magi, dirigiamo i nostri passi verso Cristo, luce da lice, Dio vero da Dio vero, uomo come tutti che s’immola sulla croce per risvegliare il senso umano e religioso nelle nostre menti e nei nostri cuori. Egli non vuole da noi oro, incenso, mirra; e neppure perle, zaffiri o rubini, ma amore per Dio e per il prossimo. L’unico dono prezioso al suo cuore è il bene che facciamo a fratelli e sorelle che pone sul nostro cammino. Più fortemente e precisamente, il cammino verso di Lui passa attraverso le vie e i cuori delle creature come noi.

+ Lucio M. Renna
Vescovo Carmelitano

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