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MESAGNE E IL SUO RAPPORTO CON I CARMELITANI: IL ‘400

MESAGNE E IL SUO RAPPORTO CON I CARMELITANI: IL ‘400
Fonte: Brindisi Report
Luciana Petracca, docente di storia medievale nell’Università del Salento, descrive il quadro politico e istituzionale precedente al periodo dell’avvento del nuovo ordine religioso
Il 28 settembre scorso è iniziata la serie degli incontri seminariali programmati dal santuario del Carmine per celebrare i 500 anni dell’arrivo dei Carmelitani a Mesagne. Il priore padre Enrico Ronzini ha voluto celebrarne il V Centenario con iniziative di carattere religioso e civile e ha accolto l’idea di approfondire l’apporto culturale, economico, politico e sociale dei Carmelitani; e l’armonia che si è creata tra i religiosi e la popolazione. Egli ha costituito un comitato storico-scientifico, che si avvale di competenze e professionalità multidisciplinari. Ecco alcune domande alle quali gli studiosi cercheranno di dare una risposta compiuta: qual è stato il reale rapporto tra i Carmelitani e i cittadini mesagnesi? E con gli altri religiosi? E con la civica Amministrazione? E come si è trasformata la Chiesa nel tempo?

La professoressa Luciana Petracca, docente di storia medievale nell’Università del Salento, ha descritto il quadro politico e istituzionale precedente al periodo dell’avvento del nuovo ordine religioso a Mesagne. La Terra di Mesagne faceva parte del Principato di Taranto, era un centro economico fiorente e nel 1463, sotto Ferrante d’Aragona, ottenne il ripristino di numerosi diritti e privilegi che erano stati in parte perduti sotto il dominio della casa dei Del Balzo Orsini. In particolare, furono riconosciuti i diritti del potere locale (l’Università) sulla gestione delle fiere, tra cui quelle di Sant’Angelo. Furono anche ripristinati i diritti di preminenza (l’esclusiva) dei mesagnesi sul commercio del vino nel porto di Guaceto. Diego Ferdinando, a tal riguardo, scrive che questo porto, insieme a Santa Sabina, era stato assegnato alla dogana di Brindisi da Roberto d’Angiò. Nel 1343, anno della morte di Roberto, l’esclusiva sui due porti fu confermata dalla regina Giovanna I d’Angiò, succedutagli; quindi, nonostante l’appartenenza di Guaceto e santa Sabina alla dogana di Brindisi, su di essi i mesagnesi godevano dell’esclusiva del commercio del vino già prima del 1343. Nei privilegi aragonesi del 1463, è confermata l’esclusiva su Guaceto; però, non si parla più di Santa Sabina. L’anno preciso in cui l’esclusiva su Guaceto fu perduta dai mesagnesi non si conosce, ma è certamente da ricercare nelle vicende attinenti la vendita dei feudi attuata dai dominatori spagnoli successori di Ferrante.

Il periodo aragonese della seconda metà del ‘400 fu, per Mesagne, molto positivo anche per l’iniziale riduzione dei carichi fiscali. Nel 1447, sotto Alfonso il magnanimo, la tassa dovuta dai mesagnesi alla monarchia si chiamava focatico e fu calcolata soltanto su 277 fuochi ossia famiglie, rispetto alla reale consistenza della popolazione, che si può forse azzardare intorno alle 500 famiglie (se si tiene conto che nel 1532 i fuochi fiscali erano computati in 763, nonostante le guerre e le pestilenze del decennio precedente). Inizialmente calcolata per 10 carlini a fuoco (nel 1447), negli anni successivi, però, la tassa del focatico fu portata fino a 42 carlini a fuoco, con un aggravio enorme per le tasche del popolo. Consideriamo che dalle tasse erano esenti: i nobili, i professionisti, gli ecclesiastici, i capifamiglia superiori a 60 anni, le vedove, i napoletani, i nullatenenti. Le tasse gravavano, quindi, su lavoratori e commercianti; oltre alle gabelle, che gravavano sul consumo; e agli altri tributi, che gravavano sulla gestione dell’ordine pubblico e della giustizia. E fiorivano, anche allora, gli espedienti per evadere il fisco.
Sulle vicende Carmelitane mesagnesi molto è stato scritto; ma ancora molto rimane da scoprire ed indagare. Non sarà possibile ricostruire in toto tali vicende, ma alcuni snodi sono molto chiari: 1) il culto per S. Michele Arcangelo, testimoniato dai resti di alcuni affreschi e da un’invocazione religiosa databile al 1305; 2) l’innesto del culto per la Madonna del Carmelo su quello per l’Arcangelo; 3) 1651: il passaggio del Patronato civico da S. Eleuterio alla Madonna del Carmelo; 4) la trasformazione interna dell’impronta artistica della chiesa da quella medievale a quella barocca; 5) il terremoto del 1743; 6) la crisi del periodo napoleonico; 7) l’incendio del 1854, con l’eliminazione delle “navette” e la ristrutturazione delle cappelle; 8) l’allagamento del 1975 ed il conseguente riemergere della cripta micaelica. Senza dimenticare il patrimonio pittorico e scultoreo; ma anche le Confraternite, le storie dei frati, i riti, le usanze popolari, le vicende secolari delle fiere di Sant’Angelo. Le vicende storiche dei Carmelitani iniziano a Mesagne in questo quadro, delineato a grandi linee.
Nella prossima sessione, il 15 ottobre, saranno descritti i primi decenni del ‘500.

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