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Natale al Convento dei PP. Carmelitani – Mons. Lucio Renna ci scrive

NELLA BUIA NOTTE DEL MONDO a cura di Mons. Lucio RENNA

Notte buia, grotta fredda, sgangherata, silenzio totale, come mai si era verificato a memoria d’uomo: scenario questo, dell’evento degli eventi, cioè del mistero del Verbo incarnato nel grembo verginale di Maria, che viene partorito. Ma tale notte si popola di stelle, viene illuminata da una luna sfolgorante, così, all’improvviso, e quasi a dare il benvenuto al Neonato. La Puerpera risplende più delle stelle; la grotta viene letteralmente invasa da luminosità ineffabile; e nel fulgore si vede un uomo, Giuseppe, che si dà da fare; si scorgono anche, gaudiosi oltre ogni dire, un bue e un asinello. Nostalgia del passato – potrebbe sentenziare qualcuno. No! Per me ci sono tutti i segni di una teofania; segni misteriosi, gloriosi, ma, al tempo stesso, drammatici. Il dramma si evince contemplando l’icona evangelica; e trova conferma in tantissime icone non dipinte ma palpitanti dei nostri giorni. Quante nascite si susseguono nella sconcertante scenografia di anditi sbrecciati, ventosi, graffiati dal vento freddo. Quante di queste nascite in ogni latitudine e longitudine del globo terraqueo! Nascite non sfolgoranti di luce misteriosa, né accompagnate da canti angelici ed umani, da danze di gioia e da sopraggiunti visitatori, come si verificò a Betlemme. Quante nascite nel buio umido o, addirittura fangoso di locations squallide, da puerpere che si dissanguano e, non raramente, perdono la vita; da uomini che si condolgono, oppure – non è luogo comune – ghignano e lasciano scorrere il verificarsi di eventi senza muovere neanche un dito; o, peggio ancora, soffocano puerpere e neonati/e. Realtà, questa, innegabile che urta e urla (non si sa di dolore o di invidia) contro eventi simili che avvengono con ogni attenzione, cura, e nel calore di case o cliniche per essi costruite e organizzate a dovere. Se tu, lettore, mi chiedi il perché di questa riflessione nel periodo più bello dell’anno, aggettivabile come mieloso e glassato, io taccio, non rispondo, allo stesso modo di come non reagirei a chi mi domandasse perché si pianga di gioia o di dolore. Il chiedere è di coloro che hanno cuore di pietra, o miopia umana a 360° e non riescono a vedere a un palmo dal naso. Con ciò non intendo condannare ogni forma di gaudio natalizio, ma solo le forme anaffettive o anoressiche di sentimenti umani veri, profondi, religiosi che, mentre ci fanno cantare di gioia per il Neonato divino, ci sollecitano a guardare anche i neonati umani nella notte buia della disperazione e nel pianto atroce di grida inascoltate di puerpere disagiate o zittite da interventi che, di umano, non hanno proprio nulla. “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà” – come si cantava una volta. Solo la buona volontà può festeggiare, augurare “Buon Natale, per i gesti di bene che genera verso gli ultimi, gli scartati, gli invisibili”.(Papa Francesco).

+ Lucio M. Renna
Vescovo Carmelitano

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