CONTINUARE A LAVARE LE MANI PER NON DIMENTICARE A cura del dott. Salvatore PUNGENTE
CONTINUARE A LAVARE LE MANI PER NON DIMENTICARE
A cura del dott. Salvatore PUNGENTE
Penso che le mani non vadano lavate solo per evitare la contaminazione del pericoloso virus, ma vadano lavate anche e soprattutto tutte le volte che si cerca di toccare il cuore della gente. Sono partito in meno di quarantotto ore, senza pensarci o forse pensando poco a quello a cui sarei andato incontro. Ho voluto e desiderato mettermi in gioco dal punto di vita umano e professionale, per confrontarmi con me stesso, con il proprio io, ma anche per vivere questa sorta di avventura di vita con altri essere umani. Sono partito povero e forse affetto da una sorta di anemia di emozioni, ma credo di essere ritornato con qualcosa in piu’. Forse ho contratto una strana e nuova malattia che mi ha permesso di aggiungere un nuovo senso a cinque gia’ conosciuti. Credo di possedere nuovi recettori, sparsi da qualche parte del mio corpo, ma e’ grazie a questi che ho una nuova forma di percezione tutte le volte che mi trovo di trovo ad un essere umano, ad un essere sofferente nel corpo come nello spirito. L’avventura che ho vissuto e’ stata per me un modo di relazionarmi con i miei cari, con i miei familiari al fine di distinguere il dovuto dal possibile, e pertanto ho cercato di viverla non come un peso od una fuga, ma come un tentativo di dare energia al mio essere prima persona e poi medico. E’ stata una sorta di partita che mi ha letteralmente calato in una realta’, quella realta’, peggiore della mia e che mi ha reso migliore perche’ alla fine l’ho percepita come una lezione di vita assai gratificante come uomo e come medico, oltre che come marito, padre, figlio, cittadino, ecc. All’incirca ventiquattro ore prima di partire ascoltavo da qualche parte le parole di un grande personaggio a proposito di un romanzo “La peste” molto attuale in questo momento storico. Questo personaggio diceva che “ci sono uomini e donne che non riuscendo ad essere saggi si sforzano di essere medici”. Passate le successive ventiquattro ore, dopo una notte burrascosa tra salvatore e pungente, con domande e risposte del mio io, mi sono tornate in mente le parole di Madre Teresa di Calcutta che diceva “se parto e vado forse rappresento quella goccia che fa l’oceano, ma se io non vado saro’ quella goccia che manchera’ all’oceano”. E allora senza pensarci un attimo in piu’ ho fatto le valigie, ho parlato con le mie bimbe e sono partito. Anche grazie a questa esperienza mi e’ ritornato l’entusiasmo che mi ha portato a studiare tanto il virus quanto le persone, arricchendo sia me che gli altri. Credo che questo debba essere uno degli obiettivi della vita, ovvero di essere sempre positivi, di vivere con l’entusiasmo di ottenere sempre un risultato, per vivere anche dalle situazioni apparentemente piu’ negative. Bisogna sentirsi bene sempre con se stessi e con gli altri, un adattarsi continuo e mai una rassegnazione. Perche’ quando non piace una cosa basta semplicemente cambiare il modo di guardarla. E la vita e’ veramente per il dieci percento quello che troviamo e per il restante novanta come noi reagiamo. E per tutti coloro che stanno dimenticando il valore della vita, di questa PREZIOSA VITA, vorrei ricordare che ……
• e’ difficile dimenticare tante voci stanche con occhi che diventavano sempre piu’ spenti;
• e’ difficile dimenticare tante barelle con essere umani cadere come foglie secche perche’ non piu’ spinte dal vento del loro respiro;
• e’ difficile dimenticare alcuni accenni di sorriso alle parole e messaggi di affetto da parte dei figli nelle brevi telefonate;
• e’ difficile dimenticare tantissimi occchi smarriti dentro ai caschi mentre le loro mani cercavano disperatamente di toglierli;
• e’ difficile dimenticare quei tracciati piatti di tanti cuori arresi e caduti nell’abisso;
• e’ difficile dimenticare tante buste e sacchi dal colore tetro con gli effetti personali sigillate da un cerotto bianco con nome e cognome di quel vissuto;
• e’ difficile dimenticare l’urlo dei monitor e l’affanno dei respiratori che cedono all’abbraccio disperato di quei corpi ormai vuoti;
• e’ difficile dimenticare quei corpi nell’estrema richiesta di aiuto mentre vengono trascinati inesorabilmente dal fiume impetuoso di quei sacchi neri;
• e’ difficile, straziante ed impossibile dimenticare tante persone volate in cielo da sole;
E’ difficile ed impossibile dimenticare tutte queste cose, ma e’ semplicisssimo amare e provare ad essere amati. E alla domanda se si preferisce amare o essere amati la risposta e’ solo una: UN UCCELLO PER VOLARE HA BISOGNO DI ENTRAMBE LE ALI !!!
doc Salvatore Pungente