Riceviamo e pubblichiamo “OGNI ANNO…” a cura di Mons. Lucio Renna
Riceviamo e pubblichiamo “OGNI ANNO…” a cura di Mons. Lucio Renna
“Ogn’anno, il due novembre, c’è l’usanza
per i defunti andare al Cimitero.
Ognuno ll’addafàchestacrianza;
ognuno adda tené chistupenziero.
Ogn’anno, puntualmente, in questo giorno,
di questa triste e mesta ricorrenza,
anch’io ci vado, e con dei fiori adorno
il loculo marmoreo ‘e zi’ Vicenza.” (Totò)
L’andare al luogo sacro dove si depongono i corpi esanimi dei nostri cari, a volte, si riduce al 2 novembre. È quasi un obbligo che sentiamo e cerchiamo di rispondervi. Indubbiamente, essi, i nostri cari, hanno uno spazio intimo e sacro nel nostro cuore. Come dimenticare, infatti, le persone care di genitori, parenti, amici che hanno lasciato tracce di sé stessi dentro di noi. Ogni volta che li ricordiamo, avvertiamo un’emozione e diciamo una preghiera. Con la memoria ricordiamo episodi di quando erano tra noi. Li riviviamo più o meno intensamente secondo l’antico rapporto con noi. In questi momenti li sentiamo, quali in effetti sono, vicini a noi. E, a volte automaticamente, le nostre labbra danno parole al cuore per una preghiera. Ci sono, è vero, defunti che nessuno ricorda se non la pietà delle comunità ecclesiali che pregano per le anime dimenticate. Ma in genere il loro ricordo non scompare con la sepoltura… continua a restar fisso nella memoria per affetto, per eredità spirituali e materiali, per episodi particolarmente significativi, per esempi valoriali datici nei giorni del loro cammino terreno. Tutto questo è bello, come è significativo anche andarli a trovare nel luogo sacro, specialmente e non esclusivamente l’1 o il 2 novembre.
Ma, al di là di questi gesti di pietà religiosa e umana, sappiamo che i nostri defunti alla terra sono viventi. Viventi nei valori che ci hanno tramandato e che noi ci sforziamo di mettere in pratica. Ma anche e soprattutto viventi nell’eternità. Una volta concepita nel grembo della propria madre, la creatura vive la dimensione terrena e quella celeste. La morte è il passaggio dall’una all’altra dimensione. Per conseguenza la nostra fede ci insegna questa mirabile realtà e i defunti li chiama viventi in Cristo o, se la loro esistenza terrena non è stata come doveva, viventi in altri luoghi o in altri modi (purgatorio e inferno). Queste verità stanno scomparendo dalla nostra memoria… oppure le banalizziamo. Le anime del purgatorio hanno bisogno delle nostre preghiere che, insieme soprattutto alla misericordia di Dio, possano essere accolte in paradiso.
Queste considerazioni sembrano assai datate e molti volutamente le ignorano. D’altra parte, quotidianamente i telegiornali parlano di persone uccise a frotte dalle guerre e di tante altre “accoltellate” da mariti, parenti, da ribaldi che mi permetto di non identificare. Comunque è innegabile che, da qualche anno a quest’oggi, i socials non fanno altro che parlare di efferatezze familiari e non e di vittime accoltellate, bruciate e gettare in fosse di boschi o di campi.
Come non ricordare e affidare alla preghiera tutte queste persone derubate della vita terrena e trasmigrate in altri lidi? In questi casi, ci assale l’orrore e il dolore per tutti costoro o l’indifferenza da abitudine a sentir sempre le stesse atrocità.
Quest’anno, alla visita ai nostri congiunti, non vergogniamoci di pregare per le vittime di guerra e di varie forme di violenza. È un gesto di pietà che non costa nulla ma ha tanto valore al cuore di Dio. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che le anime suffragate, ricambiano con la preghiera. Si può parlare di scambio di dono: noi preghiamo per i defunti e costoro pregano per noi.
+ Lucio Renna
Vescovo Carmelitano