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Trenta ore su una barella del Pronto soccorso dell’ospedale Perrino di Brindisi con dolori addominali e altro

Trenta ore su una barella del Pronto soccorso dell’ospedale Perrino di Brindisi con dolori addominali e vomito
Fonte : BrindisiOggi.it
(da il7 Magazine di Lucia Portolano) Trenta ore su una barella del Pronto soccorso dell’ospedale Perrino di Brindisi con dolori addominali e vomito. Era arrivato in ospedale alle 10 di lunedì mattina, ma solo alle 16 del giorno dopo è stato trovato un posto letto per ricoverarlo. L’odissea di un uomo di 61 anni. Ma ciò che è più grave è che questo paziente è un malato oncologico. Ha trascorso tutta una notte su una barella perché per lui non c’era posto nel reparto di Medicina, dove poi è stato ricoverato trenta ore dopo il suo arrivo in ospedale. Nel frattempo è stato sottoposto a varie consulenze, ma visto i suoi sintomi era necessario un ricovero in Medicina interna, ma non c’erano posti letti a sufficienza, e così è rimasto un giorno e mezzo in Pronto soccorso. L’uomo a causa dei dolori non mangiava da tre giorni. Ad un certo punto dopo una giornata intera ha chiesto qualcosa da mangiare agli operatori sanitari, che gli hanno portato una fetta biscottata. Questo è stato il suo pranzo. Trenta ore su una barella, lui paziente già fragile. Eppure stando alla descrizione dell’uomo nel Pronto soccorso non c’erano molti utenti. La giornata sembrava alquanto tranquilla. Ma mancava un posto letto per il ricovero, non c’era disponibilità neanche per lui che era un malato oncologico. Il paziente è stato per tutto il tempo da solo, in quanto come previsto dalla normativa Covid, non ci possono essere parenti. Ad un certo punto si è sentito smarrito e non sapeva a chi chiedere aiuto e sostegno, mentre i dolori addominali continuavano. Finalmente alle 16 del giorno dopo è stato trovato un posto disponibile in Medicina e l’uomo finalmente ha potuto riposare in un letto.

Questa ennesima storia di attesa al Pronto soccorso ha mandato su tutte le furie il presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Brindisi Arturo Oliva. “A parte i disagi legati all’organizzazione del Pronto soccorso – dice – qui c’è un problema di carenza di posti letto. Il piano ospedaliero regionale che descrive l’offerta dei posti letto al Perrino non è reale, lo definirei un piano fake. Un’offerta solo virtuale che crea enormi disagi ai pazienti. Non è possibile far attendere una persona in quelle condizioni 30 ore al Pronto soccorso solo perché non c’è un posto”. In base al piano approvato con la delibera del 2019 al Perrino mancherebbero almeno 70 posti letto. Un esempio quello del reparto di Medicina dove sono attivi 30 posti quando il piano per Brindisi nel prevede 60. Il doppio dell’attuale. “Non sono mai stati attivati – aggiunge Oliva – neanche i 10 posti di Gastroenterologia che si aggiungono ai 30 in meno di Medicina. Così come in Oncologia, dove ci dovrebbero essere 20 posti letto ed invece ce ne sono solo dieci. E non è solo questione di organico, e neanche di spazi”.

Intanto per ottemperare alla crisi del Pronto soccorso la direzione generale della Asl di Brindisi ha inviato in questo reparto alcuni medici, infermieri e oss della Pneumologia al momento “congelata” visto che non ci sono pazienti Covid ricoverati. Pneumologia al Perrino infatti, da quando è scattata l’emergenza sanitaria è diventato un reparto Covid, lasciando ai pazienti non Covid quello di Ostuni diretto dal dottor Bracciale. Questo ha destato qualche malumore al Perrino.

Sul piede di guerra il sindacato, in particolar modo la Funzione Pubblica Cgil che ha inviato una lettera alla Direzione generale contro il trasferimento momentaneo del personale. L’organizzazione sindacale chiede la revoca del provvedimento. Evidenzia, a suo dire, che non vi sono “comprovate ragioni tecniche, organizzative e produttive, prescritte con la norma imperativa. Che di fatto questo provocherebbe l’interruzione di un pubblico servizio, quello delle visite ambulatoriali pneumologiche. Ed inoltre sarebbe stato emanato senza aver preventivamente verificato, nel caso dei dirigenti medici, la necessaria riqualificazione professionale”. La richiesta di revoca oltre alla firma del segretario generale Fp Cgil della provincia di Brindisi Pancrazio Tedesco, porta anche quelle del primario di Pneumologia Eugenio Sabato e del medico Cristian Luca Ghezzani, entrambi dirigenti sindacali. “Questa disposizione di servizio suona come una ripicca – dicono nella richiesta di revoca – nei confronti di un gruppo di lavoratori (che hanno recentemente lanciato un grido di aiuto contro la già denunciata carenza di organico medico) piuttosto che come un provvedimento organizzativo di emergenza per fronteggiare la estrema carenza di organico medico del Pronto soccorso brindisino (in cui, da oltre un anno, lavorano solo 5 dirigenti medici a fronte di 26 previsti) e la notevole domanda di salute ricadente sullo stesso: queste problematiche sono note ormai da alcuni anni, hanno origini molto lontane nel tempo, sono complesse e di difficile soluzione soprattutto quando le soluzioni pensate sono troppo semplici e non di sistema”,

“ Non è certo il congelamento della Pneumologia brindisina che garantirà un miglioramento dell’organizzazione del Pronto soccorso – aggiungono – L’assenza di confronto e ascolto da parte del management aziendale, sempre più autoreferenziale e chiuso al confronto competente, che ha da tempo dimenticato il fine ultimo di un sistema sanitario pubblico, la scomparsa dell’attività concorsuale costante nel tempo per la scelta di personale medico a tempo indeterminato, certamente privano la ASL BR della possibilità, seppur scarsa, di individuare professionisti disposti a ricoprire i ruoli vacanti. La scelta poi, di utilizzare solo personale precario e a tempo determinato (quasi sempre per contratti da 2/3 mesi), con contratti diversi per diritti e doveri, ha mostrato tutti i suoi limiti per lo scarsissimo appeal e non aiuta nella ricerca di correttivi, anche solo parziali, al gravissimo problema della carenza di organico medico che attanaglia i reparti coinvolti in questo ordine di servizio. Infine, ma non per ultimo, giova rilevare che costituisce condotta antisindacale assumere provvedimenti coinvolgenti il personale dell’intera unità operativa senza un preventivo confronto con le parti anche alla presenza dei sindacati coinvolti”. Il sindacato chiede un immediato confronto con la Direzione generale, nel caso contrario si adiranno le vie giudiziarie per condotta antisindacale.

 

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