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A rischio la spiaggia di Torre Colimena ?

A rischio la spiaggia di Torre Colimena ?
Fonte : La Voce di Manduria
Con lo scarico complementare del costruendo depuratore consortile di Manduria e Sava, il mare di Torre Colimena, per una fascia lunga un chilometro di costa, epicentro la spiaggetta dell’insenatura delle marine manduriane, sarà interdetta alla balneazione, alla pesca e ad ogni altra lavorazione acquatica. Il monito è contenuto nelle ultime osservazioni che l’Arpa di Taranto ha presentato al progetto dell’Aqp che per il depuratore prevede uno scarico del troppo pieno nel bacino di Arneo collegato direttamente al mare di Colimena attraverso un canale lungo una cinquantina di metri. Praticamente in battigia. L’avvertimento dell’Agenzia per l’ambiente fa pensare ai rischi, non solo del possibile inquinamento, ma anche alla ricaduta di tali divieti sul turismo e sull’economia ad esso legata.
Un serio problema, insomma, al quale non si è dato il giusto peso forse perché poco conosciuto o sottovalutato da chi ha responsabilità del futuro di numerose imprese dell’indotto vacanziero che puntano tutto sul libero utilizzo del mare. Tanto più se compreso tra due riserve naturali: la Palude del Conte da una parte e Salina dei Monaci dall’altra.
Ne sono invece coscienti i tecnici dell’Arpa che nelle ultime osservazioni alle procedure di Via e Vinca (Valutazione impatto ambientale e Valutazione di incidenza ambientale), inviate pochi giorni fa alla sezione autorizzazioni ambientali della Regione Puglia.
«In merito allo scarico complementare si legge a pagina 5 del rapporto Arpa – per gli scarichi delle acque reflue urbane nelle acque superficiali, compresi i corpi idrici artificiali, è prevista una fascia di rispetto di 500 (cinquecento) metri attorno al punto di scarico e, in detta fascia, non è ammessa la balneazione, la pesca, la piscicoltura, la stabulazione dei mitili e la molluschicoltura». Ostacolo che l’Arpa aveva già fatto presente ai responsabili dell’opera i quali avrebbero ignorato il richiamo.
«Sui sopracitati aspetti insiste il direttore del servizio territoriale dell’Arpa Taranto che firma quest’ultimo rapporto, il biologo Vittorio Esposito -, il proponente non ha fornito specifiche controdeduzioni».
Un altro richiamo alla normativa, sottolineato sempre dall’agenzia per l’Ambiente nella recente osservazione, riguarda l’uso delle acque destinate ad uso umano e agricolo. In merito allo scarico complementare si ricorda infatti che «gli scarichi delle acque reflue urbane nelle acque superficiali, non possono avvenire a meno di 500 (cinquecento) metri dalle opere di derivazione di acque destinate a consumo umano ed a meno di 250 (duecentocinquanta) metri dalle opere di captazione destinate all’uso irriguo».
Questi vincoli e quelli precedenti sulla balneazione e la pesca, farebbero di Torre Colimena un territorio blindato per nuovi insediamenti produttivi, ostacolati dal punto di vista delle autorizzazioni non certo facili da ottenere. L’acquedotto pugliese, da parte sua, non sembra per ora preoccuparsi di questo e procede spedito verso la definizione della seconda fase progettuale che prevede lo scarico al suolo attraverso un sistema di trincee drenanti per le quali sono già iniziati i lavori di scavo per i saggi di ricerca archeologica. Per utilizzare lo scarico nel bacino di Colimena, si dovrà attendere il 2037. Per quella data dovrebbe essere completata la rete fognante nelle marine manduriane con l’aumento della gittata dei reflui e la conseguente necessità di scaricare il troppo pieno in mare.
Nazareno Dinoi

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