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Avetrana propone alla Regione un’altra soluzione per il depuratore che dovrebbe scaricare le sue acque nel mare di Torre Colimena.

Avetrana propone alla Regione un’altra soluzione per il depuratore che dovrebbe scaricare le sue acque nel mare di Torre Colimena.
Fonte : la Voce di Manduria
Ci sarebbe una terza soluzione agli scarichi del nuovo depuratore consortile di Manduria e Sava e la propone l’amministrazione comunale di Avetrana. Diversa da quella del progetto dell’Acquedotto pugliese (trincee drenanti a San Pietro in Bevagna e scarico complementare nel mare di Torre Colimena) e dall’alternativa avanzata dagli ambientalisti e dai partiti di opposizione manduriani (vasca dell’Arneo mai utilizzata in contrada Bagnolo a Manduria).
La «terza via», presentata alla Sezione autorizzazioni ambientali della Regione Puglia, prevede due soluzioni: un primo scarico nelle cave dismesse situate sulla costa e un secondo nelle vasche di accumulo in territorio di Avetrana. Soluzioni ritenute realizzabili dai consulenti tecnici dell’amministrazione avetranese che spera così di risparmiarsi l’ospite ingombrante e dello scarico nel mare di Colimena, località turistica territorialmente nei confini comunali di Manduria ma di fatto abitato per il 90% da avetranesi. Alternative studiate «nell’unico intento – si legge nel documento depositato in Regione -, di tutelare il bacino di Torre Colimena e l’habitat ad esso collegato da scarichi emergenziali/complementari del costruendo depuratore consortile, che potrebbero essere incontrollabili al momento dell’evento, sia per quantità che per qualità».
Ed eccoli nello specifico partendo dalla prima proposta dello scarico complementare nelle cave di proprietà Baldari aventi una capienza volumetrica disponibile di circa 500.000 metri cubi, per accumulo e riutilizzo in agricoltura. Si tratta di scavi localizzati in agro «Demani e Panzanella» del comune di Manduria, a circa 6 chilometri dal costruendo depuratore e a circa 3 dalle trincee drenanti previste in contrada Masseria Marina di San Pietro in Bevagna.
La seconda alternativa è quella dello scarico complementare da avviare, per il tramite dell’esistente impianto di depurazione di Avetrana, alle vasche di accumulo per il riutilizzo esistenti sulla via Avetrana-Nardò che hanno una volumetria media disponibile di circa 70.000 metri cubi. L’eventuale troppo pieno di tali vasche, andrebbe infine nelle trincee drenanti del depuratore di Avetrana che prevedono lo scarico negli strati superficiali del sottosuolo. Il tutto nel comune di Avetrana.
Si attende ora la risposta dell’Acquedotto pugliese che nel frattempo ha già iniziato i lavori di scavo per i saggi archeologici in località Masseria Marina, sede destinate alle 12 vasche di raccolta e assorbimento dei reflui provenienti dal depuratore. Nazareno Dinoi

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