Il silenzio di oggi e quelle “voci di strada”. A cura di Nicola Muscogiuri
Il silenzio di oggi e quelle “voci di strada”.
A cura di Nicola Muscogiuri
Ovunque un silenzio assordante, che mi riporta a quando ero un piccolo birbante. Tanti schiamazzi per strada e ragazzi festosi a giocare. Un carretto passava e l’ambulante gridava: a ci teni fichi, fichi ti scartu. Cangiamu li fichi cu li meli e li cachivi! A quel segnale convenuto le donne uscivano dalle proprie case col grembiule pieno di fichi secchi e facevano il baratto con quella buona frutta. Ancor prima di riportarla in casa, ogni ragazzo dalla propria mamma aveva qualche mela, che senza pensarci troppo l’addentava all’istante. Nel frattempo altre voci inondavano la strada, accompagnate dalla musica di un tamburello il cui ritmo ormai famigliare invitava le Persone ad uscire di casa. Era il “banditore” che ad ogni crocicchio si fermava e smesso un’attimo di battere con le bacchette gridava: sintiti, sintiti, sintiti…..e via ad alta voce con la notizia del giorno. Tutti i ragazzi gli eravamo attorno e lo si seguiva fin quando non raggiungeva altre zone lontane del Paese. Un’altra musica si spargeva per strada ed era quella della campana della Chiesetta di Santo Stefano che annunciava i vespri e l’imminenza della Santa Messa. Più o meno a quell’ora avveniva il rientro dalla campagna dei contadini, ognuno col proprio rustico mezzo di trasporto. In prevalenza “traini” con cavalli e muli a tirarli, ma anche qualcuno in groppa a stanchi e malandati “ciucciariellu”. Il mesto corteo quasi sempre veniva annunciato dall’abbaiare dei propri cani, andati al seguito dei padroni in campagna. Ma al latrare di questi si aggiungeva quello dei cani rimasti in Paese, che erano pure tanti. Al sentir di queste “voci”, assolutamente doveva avvenire il rientro in casa dei figli, perché i genitori al ritorno dalla campagna pretendevano di vedere i figli in casa. Dall’uscio di ognuna di queste le grida si confondevano in un unica grande esortazione, ma quel rientro era difficile a farsi perché staccarsi dal gioco era cosa assai dolorosa per ogni monello. L’unico rientro sicuro avveniva per nascondersi dai sicuri rimbrotti e possibili scappellotti del proprietario di casa, la cui finestra veniva frantumata da qualche pallonata
che, non regolata bene, usciva dal campetto ricavato in strada fra due portoni un po distanti fra loro. Anche mia madre gridava a squarciagola ma io proprio non ne volevo di rientrare e lei a minacciare: quantu rria sirda ti fori tegghia fa scannari!!! Ma questo non avveniva, perché “lu cori ti mamma” perdonava sempre. Ora per strada non più voci …solo un ostinato e cupo silenzio!!!
Nicola Muscogiuri