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Perrino, lo sfogo dei medici: “Stesse criticità della prima ondata”

Perrino, lo sfogo dei medici: “Stesse criticità della prima ondata”

Fonte: brindisireport.it

Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta indirizzata al direttore generale della Asl di Brindisi, Giuseppe Pasqualone, firmata dall’intersindacale medica Aaroi-Emac, Anaao, Aspo, Ascoti, Fials Medici, Cgil Medici, Cimo, Fesmed, Uil Medici, sull’emergenza Covid e le criticità del Perrino.

L’emergenza Covid ha colpito l’ospedale Perrino con tutta la violenza di un mare in burrasca. I numeri di malati positivi sintomatici aumentano di giorno in giorno, e, contestualmente, sale il numero di pazienti che necessitano di cure intensive. Questa escalation numerica ha messo in evidenza sempre più le criticità che giornalmente viviamo presso il Perrino, criticità che coinvolgono il malato Covid dal momento dell’accesso fino a quello della sua dimissione. Il numero spropositato di persone che accedono al pronto soccorso con sintomi minimi di Covid-19 è conseguenza di una cattiva organizzazione territoriale, scarso o nullo controllo al domicilio dei malati lievi ed evidente ricorso all’ospedalizzazione per qualsiasi tipo di sintomatologia.

È incomprensibile il ritardo con cui si stanno attivando le Usca, il cui reclutamento era atteso già a fine settembre. Il pronto soccorso, inoltre, non è dotato di una zona grigia adeguata ad accogliere tutti i pazienti in attesa di tampone e il solo Obi è il luogo in cui i pazienti sostano in attesa di ricovero. Il reparto di Malattie Infettive è saturo e apprendiamo che si sta attivando il Reparto di Pneumologia per accogliere altri pazienti Covid positivi: per quanto questa sia una buona notizia ci teniamo a specificare come il fattore tempo, cruciale in una ricoversione così radicale, sia stato ampiamente sottostimato: ci vorranno ancora dei giorni prima che i locali siano pronti a ricevere i pazienti. Apprendiamo anche che il personale di Malattie infettive verrà presto integrato con due unità, mitigando leggermente il carico di lavoro dei colleghi impegnati su questo fronte. D’altronde, la mancanza di personale in questo reparto non è secondaria all’emergenza in corso, ma risale a tempi atavici, ampiamente discussi.

Nel Perrino, tutta la movimentazione dei pazienti positivi è confusionaria, lasciata alla ‘fantasia’ del momento, in cui vige la regola del percorso più breve a prescindere dalla sicurezza dello stesso, sicurezza che abbraccia il destino degli operatori, del paziente e degli altri fruitori dei servizi dell’ospedale. In merito alla nuova Terapia Intensiva, ovvero il container sito all’esterno dell’ospedale, esiste, come già ampiamente descritto in sede di delegazione trattante, il problema dell’uscita all’esterno obbligata. L’alternativa è usare delle stanze, precedente destinate a deposito e poi riconvertite in mini spogliatoi di fortuna. Anche per i movimenti da e per la terapia intensiva, manca completamente un percorso univoco e diretto. Al pari della situazione nel reparto di malattie infettive, il personale medico del servizio di Anestesia e Rianimazione è sottoposto a una serie massacrante di turni, senza la possibilità di usufruire di riposi settimanali o di ferie (un’utopia ormai dimenticata). Precisiamo che gli anestesisti rianimatori devono far fronte, oltre alla terapia intensiva Covid, anche alla terapia intensiva regolare, all’attività operatoria, che non ha subito nessun adeguamento allo stato di emergenza, agli ambulatori e alle urgenze sia chirurgiche che cliniche, che siano Covid positive o meno.

Il personale del servizio di Anestesia e Rianimazione è impegnato contemporaneamente nella gestione di pazienti positivi al coronavirus e di quelli ordinari. Dell’idea di far approdare personale dagli ospedali limitrofi non si è saputo più nulla. Se l’attività nella terapia intensiva Covid dovesse aumentare ulteriormente il numero di anestesisti non sarebbe più sufficiente a mantenere in piedi la pletora di servizi che a loro compete. Facciamo presente che ad oggi, ed è ancora più grave, il numero di posti di terapia intensiva ordinari, su cui convergono tutti i pazienti post-chirurgici, i traumi, gli arresti cardiaci, le insufficienze respiratorie, sono solo 8 per un bacino di utenza di 400 mila persone, con una media di un posto ogni 500 mila persone, quasi un quarto rispetto alla media nazionale. Considerando che quella del Perrino è l’unica terapia intensiva ordinaria della provincia e che la popolazione continua a vivere normalmente, temiamo che, presto o tardi, ci troveremo in ristrettezze di posti letto di rianimazione, con tutte le conseguenze drammatiche che ne deriverebbero.

 

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