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PRIMA DI SCOMPARIRE DEL TUTTO I NOSTRI ULIVETI VOGLIONO VEDERE UN FUTURO

PRIMA DI SCOMPARIRE DEL TUTTO I NOSTRI ULIVETI VOGLIONO VEDERE UN FUTURO
a cura di Antonio BUCCOLIERI
Andare in campagna e non alzare gli occhi in su è quello che ormai è diventata un’abitudine dei nostri agricoltori, per non vedere lo scempio che ogni giorno avanza sui nostri uliveti. La rabbia, ormai indescrivibile, è sentirsi impossibilitati a fermare la perdita di un patrimonio agricolo economico, frutto di secoli di lavoro dei nostri genitori e di coloro che li hanno preceduti;questo non potremo con lo stesso orgoglio consegnarlo ai nostri figli. Intanto le istituzioni, dalle più vicine alle più lontane , a parte qualche intervento che non ha mai prodotto nessun risultato in tutti i sensi, sembra abbiano issato la bandiera della resa. La stessa sensazione , questo è strano, la ritroviamo in molto agricoltori che sembrano decisamente convinti che bisogna accettare questa altra “pandemia” con rassegnazione.
Allora mi vengono in mente le piccole e grandi crisi industriali ( quella dell’auto in particolare). Gli operai hanno sempre organizzato scioperi ad oltranza , occupato fabbriche , in qualche caso passando alle maniere forti, pur di veder tutelato il loro lavoro. Lo Stato per non mortificare i grossi industriali ha seminato sempre , a piene mani ,denaro pubblico. Insomma, ora che la nostra agricoltura è in ginocchio, troviamo gli agricoltori disperati ma inattivi e lo Stato che nicchia, tanto sa che da questo versante economico non ci saranno mai ne reazioni ne rivoluzioni. Nell’economia della nostra cittadina , a parte alcuni grandi proprietari che hanno saputo accedere nel tempo a benefici e tutele, i piccoli stanno attingendo sicuramente alle pensioni dei nostri anziani per sbarcare il lunario. La domanda: per quanto tempo potrà durare questa situazione ? e dopo ? Ma fotografare una situazione, che sfidiamo chiunque ad affermare che non è realistica, non serve a niente. Le affermazioni riportate le abbiamo ascoltate , scritte e chiacchierate negli angoli delle piazze del paese o in qualche riunione promossa da categorie o politici in cerca di visibilità e consensi. Oggi occorre , invece, muoversi non in maniera sparsa ma organizzata per fare fronte e forza nei confronti di chi, una volta per tutte, deve prendere atto di una situazione ormai tragica. Il futuro della nostra agricoltura non può essere delegato al politico o alle associazioni tradizionali ma deve vedere i nostri agricoltori protagonisti con la stessa “ rabbia “ di quei lavoratori che nelle fabbriche mai hanno accettato compromessi o abbandoni di sorta. Organizzarsi vuol dire fissare degli obiettivi da raggiungere e aggregarsi per essere in tanti ,tutti motivati e convinti, a seguire o inseguire la soluzione di questo problema. Affianco  agli agricoltori è bene  ci sia tutto l’indotto (frantoi, officine meccaniche , rivendite di attrezzi agricole, ecc. ) che  vive  della vita delle nostre campagne . Qualche movimento in questo senso sta sorgendo. Partecipate, partecipate…!!!Se il presente è perduto, un futuro prossimo, possibilmente sicuro e nuovo, deve aprirsi all’orizzonte.

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