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RIFLESSIONI PASQUALI A CURA DI MONS. LUCIO RENNA

VIA RESURRECTIONIS

Seguire Cristo sulla “via crucis” non è solo “un pio esercizio devozionale”, ma, prima di tutto, un serio impegno di seguire i passi, i pensieri, le opere del Nazareno per rinascere creature nuove da quello che potremmo chiamare “il parto della Redenzione”. Parto vero in senso fisico per gli atroci dolori che sopporta “l’agnello senza macchia”; parto vero in senso spirituale perché, se ne facciamo umilmente e appassionatamente tesoro, come dalle ceneri l’araba fenice, rinasceremo creature nuove, anime risorte nella gloria dell’Amore infinito. Tale rinascita si pone sui passi del Vivente, come l’itinerario quaresimale ci associava all’Agnello che veniva immolato. Seguire Cristo sulla via della resurrezione è abbandonarsi fiduciosi nelle mani di Dio, Padre che ci solleva nell’immensità chiara e luminosa della Pasqua, dando nuovo sapore e valore alla nostra ferialità. Gioiosi e coraggiosi, incamminiamoci allora sulla “Via della Luce” o della Risurrezione. La pandemia che subiamo ci colloca aspramente e crudelmente nella notte dei dubbi, delle paure, delle malattie e della morte. La situazione odierna è paragonabile alla tomba dove sono racchiuse le nostre speranze, aspirazioni e, perché non, lecite distrazioni. Contro questa tomba si frantuma la speranza e la gioia di vivere. A tirarci fuori, c’è un annuncio: “Non abbiate paura! Gesù è veramente risorto”. È il primo passo, o la prima stazione di questo cammino di rinascita; è, per il credente, la consegna di un dono (uomo nuovo) di cui rendere ragione come testimoni credibili di questa strepitosa notizia. Con le donne del Vangelo e con gli Apostoli, corriamo anche noi (II stazione) verso la tomba. Se credevamo che la morte avrebbe dato scacco matto alla vita, non possiamo che gioire perché Cristo ha dato morte alla morte. È il trionfo dell’Amore che ci sollecita a cantare l’inno della vita nuova. C’è però una missione da compiere! Toccati dalla mano di Dio, ne ascoltiamo l’invito: “Va’ annuncia che Cristo è vivo” (III stazione). E, con Maria di Magdala, chiamati per nome dalla Voce, accettiamo la consegna, difficile e delicata nel nostro mondo avvolto dai fantasmi neri del Covid 19. Ci rendiamo però subito consapevoli che non camminiamo da soli: Gesù ci è accanto e ci incoraggia, come lo sconosciuto pellegrino nei confronti dei due discepoli di Emmaus (IV stazione). Gesù rompe il ghiaccio dei nostri dubbi, delle nostre paure, delle nostre delusioni… ci trasmette un brivido di vita nuova e l’entusiasmo contagioso della fede e della speranza. Il Risorto è la testimonianza più luminosa di una realtà innegabile: prove, paure, tristezze non sono inutili lacerazioni ma doglie di un parto dei risorti. Anche noi, come i due discepoli, vorremmo allora trattenere con noi il misterioso e amabile sconosciuto. Questi accetta e, ogni giorno, ogni momento “resta con noi” e per noi spezza “il pane di vita eterna” che invita a correre verso il mondo, gridando sui tetti: “Cristo è veramente risorto” (V stazione). Chi lo contempla, non vede un fantasma, come pensavano gli apostoli chiusi, meno in un luogo, di più nelle loro paure e dubbi, delusioni e amarezze (VI stazione). “Toccatemi” dice Cristo anche a noi… l’incredibile sogno diventa realtà palpabile (cfr. Tommaso). Il sogno, la vaga emozione di un qualcosa… diventa realtà visibile e splendente per gli occhi del cuore credente. L’evento glorioso fa “tabula rasa” non solo nella mente ma anche e soprattutto nella volontà del cristiano. Si respira l’aria nuova della primavera dello spirito… ci si inebria alle parole di Cristo: “a chi perdonerete… saranno rimessi i peccati…” (Gv. 20, 22) (VII stazione). Aria nuova… vita nuova: è come se il creato gustasse per la prima volta l’onnipotente amore dell’inizio dei tempi. L’opera creatrice di Dio è in atto… il perdono dei peccati è come nuova creazione: del cuore, della mente, dell’essere umano. Se ancora qualcuno brancola nell’oscurità del dolore coniugato col dubbio, si può tranquillamente arrendere come Tommaso (VIII stazione): il dubbio si scioglie, come neve al sole, nel calore e nello splendore della fede che è accettazione del mistero. Un soffio di freschezza e di infanzia spirituale ci raggiunge nei crocicchi della ferialità, specialmente quando ci sentiamo assaliti dai marosi del mondo, come gli apostoli nella notte inutile sul lago (IX stazione). Presso il lago del mondo non ci deve essere spazio per egoismi, per paure, per ogni genere di ismi… ma condivisione. Se la nostra speranza si sentisse al capolinea, in riva al lago vedrebbe aprirsi una storia nuova d’amore e scoprirebbe che credere è condividere sempre, comunque e dovunque. Inoltre, come a Pietro che lo aveva rinnegato, Gesù consegnerà il segno del suo amore senza limiti e ci aiuterà a vedere gli altri con gli occhi di Dio e amarli col suo cuore (X stazione). Pietro ricevette le chiavi del regno, noi entreremmo nell’orbita dell’amore ineffabile di esso. Questa via della resurrezione non si blocca a noi, ma si prolunga negli spazi e nei tempi dell’umanità di ieri, di oggi e di sempre: “Andate… ammaestrate… battezzate… insegnate” (Mt. 28). Se facciamo l’esperienza della resurrezione, non riusciremo più a fermarci nel cerchio stretto della nostra quotidianità… avvertiremo responsabilità e ansia di comunicare a tutti, al mondo intero la nostra gioia (XI stazione). Restassimo fermi su posizione di stasi pandemica, se non avvertissimo gioia ed ansia di incontrarci con fratelli e sorelle della fede, dovremmo onestamente chiedere se crediamo nella Resurrezione di Gesù e, soprattutto, se con Lui vogliamo seriamente risorgere a vita nuova. Dovremmo spalancare le porte della nostra rinnovata creaturalità, che si volge verso Lui, l’Uomo. Dio trionfatore, voltando le spalle all’iniquo divisore. Costui, oggi, ghigna di gioia perché molti di noi – giustamente per paura pandemica – ci rinchiudiamo in noi stessi e non ci inebriamo al soffio soave della primavera pasquale. Allora quando Gesù ascende al cielo (XII stazione) “ascenderemo al cielo se faremo ascendere nella vita chi, in terra, è umiliato e senza dignità”. In altre parole, come ha fatto Gesù, anche noi ci collocheremmo tra gli ultimi e gli scartati per una trasfusione di speranza e di gioia in loro, gli invisibili nel mondo ingordo e anaffettivo. Un posto privilegiato occupa Maria, la madre di Cristo e nostra, in questa meravigliosa rinascita pasquale. Ella ci educa, impareggiabile maestra, a saperci inginocchiare (bastonare la superbia), a congiungere le mani dinanzi al Risorto (XIII stazione) ed a pregare come si vive e a vivere come si prega. Compagno e guida nel cammino di vitanuova è lo Spirito Santo (XIV stazione). Egli, con la forza dei sette doni, sospinse gli apostoli verso il mondo, facendoli uscire fuori dalle loro anguste giornate e dando alla loro storia umana e spirituale, spessore e valore del ministero di redenzione. Anche per noi, risorti con Cristo, sarà ineguagliabile guida, soffio di slancio, fuoco ed entusiasmo per andare nel mondo inerte, inerme, confuso e contorto, per annunciare e testimoniare la Resurrezione di Gesù e dei credenti. “Colui che cercate non è qui. È Risorto! Alziamoci e risplendiamo perché la gloria del Signore brilla sopra di noi”.

+ Lucio Renna
Vescovo Carmelitano

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