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Si spacciava per un uomo innamorato per spillare ingenti somme di denaro ad una donna debole e indifesa

Si spacciava per un uomo innamorato per spillare ingenti somme di denaro ad una donna debole e indifesa

Fonte Corriere Salentino
Si spacciava per un uomo innamorato per spillare ingenti somme di denaro ad una donna debole e indifesa che, ingenuamente, aveva sperato di aver trovato l’uomo della sua vita. Augusto Capasa, funzionario della Lupiae Servizi di 58 anni di Lecce, è stato condannato a 4 anni di reclusione per truffa aggravata e continuata e al pagamento di una provvisionale di 35mila euro in favore di una delle due donne, una 57enne di Trepuzzi, parte civile con l’avvocata Francesca Conte. Ad emettere la sentenza, la giudice monocratica Bianca Todaro. Dalle indagini era emersa anche un’atra vittima: una 62enne di San Donà di Piave (nel veneziano) che, nel frattempo, ha ritirato la querela.
Proprio le denunce delle due donne avevano messo in moto le indagini coordinate dal pm Massimiliano Carducci. Che hanno raccontato i raggiri. Capasa avrebbe carpito la fiducia della salentina facendole credere di poter realizzare un progetto di vita comune. Approfittando dei reali sentimenti che la 56enne nutriva nei suoi confronti e del precario stato di salute della donna il funzionario le avrebbe spillato soldi su soldi per circa 200mila euro. Che fosse dal libretto dei risparmi; dalla polizza o dalla carta di credito con cui avrebbe effettuato acquisti on line per complessivi 4mila e 500 euro.
Soldi che, a dire dell’uomo, servivano per fronteggiare “difficoltà economiche e questioni gravissime da risolvere” come i “5mila euro da consegnare ad un onorevole per agevolare la pratica di apertura di un agriturismo a Borgagne”. In realtà, con una parte dei soldi spillati Capasa avrebbe acquistato una barca con due motori e una moto di grossa cilindrata concedendosi di tanto in tanto anche dei viaggi all’estero. Praticamente una vita da nababbo sulle spalle della povera 57enne fino al 2019. E quando la donna si rifiutava di corrispondergli le somme richieste Capasa la offendeva e la minacciava di non farsi più vedere né sentire. “Dammi i soldi, ho bisogno di 2mila euro” le scriveva in uno dei tanti messaggi WhatsApp inviati alla donna e allegati alla denuncia.
Più raffinata la truffa (che non è stato oggetto di un approfondimento dibattimentale) nei confronti della malcapitata veneziana con cui il funzionario della Lupiae si sarebbe qualificato come un maggiore dei carabinieri “in incognito” con tanto di laurea all’Accademia militare di Modena e con un impegno nelle sfere investigative dopo la collaborazione di pentiti di mafia. Con questo curriculum di tutto rispetto costruito ad arte avrebbe rapito il cuore della donna veneta con il solo intento di entrare in possesso del suo patrimonio accampando gravi problemi economici e finanziari. Anche in questo caso l’uomo sarebbe riuscito a spillare 15mila euro. L’imputato era difeso dagli avvocati Roberto Rella e Francesco De Iaco.

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