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GRAd-COV2: la risposta italiana ai vaccini anti-Covid Pfizer e Moderna. Il cofondatore di Reithera spiega come funziona

GRAd-COV2: la risposta italiana ai vaccini anti-Covid Pfizer e Moderna. Il cofondatore di Reithera spiega come funziona
Un vaccino italiano è in via di sperimentazione avanzata. Anche il nostro Paese è quindi in grado di preparare una risposta al Covid di valore identico a quello delle grandi istituzioni e delle aziende farmaceutiche internazionali. E si tratta di un prodotto di pari livello scientifico.
Secondo il medici dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, che lo stanno sperimentando, dopo 28 giorni di vaccinazione oltre il 94 per cento dei soggetti nella fascia d’età 18-55 anni ha prodotto anticorpi e oltre 90 per cento ha sviluppato anticorpi con potere neutralizzante nei confronti del virus.
“Il vaccino è paragonabile a quello di Astra Zeneca. Non è basato sulla tecnologia Rnma, come Pfizer e Moderna, ma utilizza un veicolo virale. Questo ha reso molto più facili le procedure perché si tratta dello stesso principio già usato in altri vaccini, permettendo di arrivare velocemente alla sua preparazione”, dice Maurizio Bonati, Capo dipartimento di Ricerca Salute pubblica dell’Istituto Mario Negri di Milano.
Ci sono altre due differenze sostanziali da quelli americani che stanno già circolando in Italia. Non vanno conservati a 80 gradi sotto zero perché basta un normale frigorifero, e con molta probabilità ne basterà un unica dose. Anche i costi sono ridotti: tra i 4 e i 5 euro contro 12-14 per dose, dunque 22-24 per trattamento.
Verrà prodotto da Reithera, una perla scientifica italiana, con una lunga esperienza nel campo dei vaccini. Da anni ha collaborazioni internazionali che studiano malattie come l’epatite C, la malaria, l’Hiv, Ebola. Chiamato GRAd-COV2 utilizza gli adenovirus provenienti dai gorilla. Vengono trasformati in cavalli di Troia inserendo nel loro genoma la proteina spike del coronavirus.
Sono considerati a tutti gli effetti tra i più potenti vettori di vaccini e non interferiscono con anticorpi preesistenti. La tecnologia è la stessa che è già stata sperimentata per esempio per il vaccino contro Ebola, sia negli anziani che nei bambini, e i risultati dimostrano che è sicura e innesca una robusta risposta immunitaria.
“Siamo partiti dai gorilla perché i virus che li infettano sono efficienti nel riconoscere anche le cellule umane. In loro non producono sintomi e nell’uomo danno solo raffreddori lievi. Il vettore è totalmente innocuo perché la parte che crea la patologia viene inattivata con eliminazione di parte del patrimonio genico. Inoltre non è in grado di replicarsi. Grazie alla sua azione riceviamo solo una componente della proteina spike, la riconosciamo, ci prepariamo immunizzandoci e dunque possiamo non ammalarci” spiega Stefano Colloca, cofondatore e e Chief of technology di Reithera.
GRAd-COV2 insomma è un vaccino sicuro e che induce una risposta immunitaria robusta ed è anche in fase avanzata di preparazione. E ci sono speranze che possa arrivare presto.
“Abbiamo iniziato la fase uno in settembre con un gruppo di persone tra i 18 e i 55 anni. La risposta immunitaria è stata importante e sono stati prodotti anche linfociti T. In dicembre si è iniziato a vaccinare gli oltre 65 anni e anche in questo caso la risposta è stata positiva. Pochi hanno anche riferito una dolenzia nel punto di inoculo che durava solo 24-48 ore. A febbraio inizieremo la fase due e subito dopo la fase tre. Ed entro questa estate dovremmo aver completato i test”, dice Stefano Milleri, direttore scientifico del Centro ricerche cliniche dell’Ospedale di Verona il secondo centro di sperimentazione.
Il nuovo vaccino disegnato con la stretta collaborazione dello Spallanzani, ha ricevuto un finanziamento dal Ministero della ricerca scientifica e dalla regione Lazio.
“Quanto tempo ci vorrà poi per arrivare davvero alla gente dipende dalle agenzie regolatorie, ma noi contiamo di poter arrivare a diffonderlo per uso emergenziale già tra luglio e agosto. Ci siamo infatti già attrezzati per una produzione su larga scala, in una officina farmaceutica già approvata dall’Aifa e che produceva altri vaccini simili. Ora amplieremo i bioreattori necessari e saremo in grado di produrne 10 milioni di dosi al mese” specifica Colloca.
“La produzione di un vaccino italiano è una notizia importante. Molto però dipenderà anche da se riuscirà a renderlo competitivo. Purtroppo i prezzi dipendono anche dal mercato e dalla concorrenza. Ma in futuro alcuni dei vaccini ora presenti potrebbero scomparire ed essere sostituiti da quelli più convenienti e più facili da usare. Inoltre è facile prevedere che le produzioni locali verranno privilegiate”, dice Bonati.
“Le dosi degli altri vaccini non sono comunque sufficienti, e si potrebbe arrivare a un momento in cui saranno tutti contemporaneamente presenti” dice Milleri.
Dunque l’arrivo di un vaccino che può essere prodotto in Italia potrebbe essere una svolta, non solo per noi ma anche per l’Europa.
“Possiamo estendere le capacità produttive anche in altre officine europee. E abbiamo anche una collaborazione con la Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (Cepi) una realtà internazionale che ha la missione di finanziare e generare vaccini per i paesi a basso reddito”, dice Colloca.
Potrebbe essere una favola a lieto fine. Speriamo che lo sia. Nuova infatti è anche la procedura con cui i vaccini vengono approvati dall’Aifa, il passaggio fondamentale per procedere poi verso il pubblico. L’urgenza della pandemia ha permesso di muoversi in modo più veloce, più preciso, con più personale, abbattendo i tempi che ci volevano un tempo.

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